Nelle piante prive di tossicità il corpo astrale circonda la pianta, nelle specie velenose il corpo astrale pervade l’intera pianta.
Atropa Belladonna, in inglese “Deadly Nightshade”, è una delle piante medicinali e velenose più famose della famiglia delle solanacee. Il nome deriva da “Atropos”, una delle tre parche, le divinità greche del destino, che recide il filo della vita. Si chiama “belladonna”, perché per secoli donne e uomini ne hanno adoperato il succo per dilatare le pupille e donare lucentezza agli occhi, non senza correre rischi! La belladonna è parente stretta di piante ortive come il pomodoro, la melanzana, la patata, anche del tabacco e di piante medicinali come la dulcamara e lo stramonio. La troviamo spontanea sopra i 700 metri, nel sottobosco, nei boschi radi, dove è stata tagliata la legna di recente. Ama la penombra e i terreni calcarei ma cresce bene anche nelle Alpi granitiche. Forma uno stelo centrale turgido, ricoperto di macchie rossastre da cui partono, a 45 gradi, i rami laterali, fino a formare una sorta di imbuto. Le foglie sono ovali e leggermente appuntite, dai bordi affilati e di un verde opaco che tende al blu. Sono molto lisce al tatto e diffondono un odore acre che ricorda la pianta di pomodoro e le patate crude. Nella sfera vegetativa, nello stelo e nelle foglie, la pianta si permea di acqua, di succhi, è piena di vita.
Sotto le foglie, nelle ascelle fogliari, spuntano i fiori a campanula. Le corolle hanno un bell’aspetto, sono gialle alla base e viola scure verso i bordi, con grossi calici verdi che contornano anche i frutti, come una stella a cinque punte. I fiori, aprendosi, si girano verso il basso, verso il suolo, come se assorbissero le forze dell’ombra. Nei fiori e poi nei frutti, la belladonna manifesta un’attrazione verso il mondo delle tenebre, e diventa di una bellezza ambigua e pericolosa. Non forma sostanze profumate (prova del fatto che veleni e oli essenziali sono sostanze contrapposte).
Le bacche scure e lucide appaiono invitanti, succose, si formano alla fine dell’estate proprio quando sono mature anche more e mirtilli, ma in verità sono molto tossiche e non debbono essere raccolte per nessun motivo! L’intera pianta è ricca di alcaloidi: iosciamina, atropina, scopolamina, belladonnina, e altri ancora. Gli alcaloidi contenuti nella pianta vengono facilmente assorbiti dalla pelle, e quindi è meglio non sfregare le foglie o toccare troppo i fiori, quando la troviamo nel bosco. Era una degli ingredienti della cosiddetta “pomata per volare” utilizzate dalle streghe nella notte di Santa Valpurga (30 aprile), per avvicinarsi al mondo astrale e avere visioni.
I sintomi da avvelenamento sono: disturbi respiratori fino alla paralisi respiratoria, forte nausea, secchezza delle fauci, disturbi cardiaci, allucinazioni e midriasi (dilatazione delle pupille). 2-3 bacche possono essere letali per un bambino piccolo, nel dubbio si consiglia quindi di chiamare subito il medico.
Oltre agli alcaloidi la belladonna contiene anche flavonoidi, una sostanza fluorescente, minerali tra cui silicio, magnesio e rame, e infine delle cumarine. La presenza degli alcaloidi indica che la pianta “si allontana dalla sua natura vegetale” (W. Pelikan) e dalla connessione tra forze fisiche e vitali-eteriche. La belladonna forma invece sostanze che respingono la vita (i veleni). Allo stesso tempo, si avvicina alla sfera astrale. In quantità ponderale, tutti gli organi vegetali della belladonna sono velenosi. Estratti di radice sono addirittura doppiamente velenosi rispetto a foglie e fiori. La preparazione omeopatica “Belladonna” in diverse diluizioni è uno dei rimedi più conosciuti; viene ricavato dalla tintura madre dell’intera pianta. E’ utilizzato soprattutto contro infiammazioni, stati febbrili, crampi e coliche addominali, stati ansiosi, ogni volta che si forma troppo calore nell’organismo, con arrossamenti, spasmi e vampate.
Nella medicina antroposofica si considera l’immagine essenziale di Atropa belladonna, che si esprime nel singolare rapporto tra luce e ombra della pianta, la grande vitalità di tutti gli organi e l’inclinazione ad agire come veleno sulla sfera sensoriale (nervi). Viene impiegata nelle affezioni oculari, contro spasmi nella sfera metabolica, in situazione emotive difficili con ansia e tensione. In questo senso la belladonna, un’abitante affascinante e misteriosa dei nostri boschi, aiuta l’uomo a diventare nuovamente “morbido”, a sciogliere i suoi indurimenti.