All posts by Karin Mecozzi

Depurarsi in primavera con l’erboristeria

Un metodo antico dell’erboristeria tradizionale per alleggerirsi e ritrovare il contatto le forze di salute è la pratica della depurazione. Nel mio libro “Verde resilienza. Erboristeria pratica nel cambiamento” edito da Natura e Cultura Editrice trovi la descrizione della tradizionale depurazione erboristica, a base di erbe, tisane, rimedi, alimenti, con consigli per lo stile di vita, la meditazione e il giusto riposo. La depurazione è parte della mia visione del benessere naturale integrale. Viene effettuata per alleggerire l’organismo da sostanze superflue, drenare gli organi emuntori fegato, reni, intestino, pelle, tessuto connettivo ed espellere ciò che impedisce il fluire dei processi nel nostro corpo e nel nostro sentire.

  • Il percorso di depurazione passa per erbe e rimedi specifici, pratiche erboristiche igieniche, la cura dell’alimentazione.
  • L’obiettivo è uno stato generale di benessere stimolando i processi metabolici. Si possono perdere dei chili di troppo.
  • E’ indicata per sostenere dopo o durante una cura con farmaci invasivi come i chemioterapici o gli antibiotici.
  • Un periodo di depurazione, soprattutto in primavera, è consigliato a tutte le età.

La depurazione erboristica non è una detossificazione:

La depurazione è un percorso per ripulire e alleggerire l’organismo, neutralizzare acidi nell’organismo, combattere radicali liberi (un tempo definiti “tossine”), preparare e sostenere nella ripresa

La detossificazione è una cura per eliminare sostanze tossiche (amalgame vecchie, metalli pesanti, candidosi, radioattività), valutando il consiglio del medico

Quando hai bisogno di un periodo di depurazione?

Quando è in sovraccarico, il nostro organismo dà dei “campanelli di allarme”:

  • stanchezza, mancanza di concentrazione e costanza
  • svogliatezza, cattivo umore, irritabilità e nervosismo
  • pelle del volto spenta, occhi stanchi, occhiaie, bruciore agli occhi
  • pelle molto secca o grassa
  • rughe precoci e accentuate
  • eccessiva perdita di capelli
  • cellulite
  • muscoli doloranti
  • sudore maleodorante, coaguli nel mestruo, molto muco
  • urina acida (misurare il PH per diverse mattine)
  • sfoghi, foruncoli, eczemi
  • improvvise risposte allergiche ad alimenti, polveri o pollini

La pratica della depurazione aiuta sempre a migliorare la situazione, tuttavia non sostituisce l’accertamento di eventuali malattie.

 Se i sintomi elencati sono connessi a dolori o disfunzioni persistenti rivolgiti immediatamente al tuo medico. Alla prima esperienza, non praticare la depurazione da solo, non seguire facili ricette online. Rivolgiti all’erborista, ascolta il tuo corpo nel ritmo delle stagioni, usa cibi, piante medicinali, rimedi, oli essenziali, estratti di qualità.

Le 7 chiavi della depurazione primaverile

(Segue nel libro)

N. 1 Le tisane depurative

Bevi tre grandi tazze di tisana depurativa ogni giorno, da adesso fino a Pasqua, scegli tra le miscele descritte oppure chiedi consiglio al tuo erborista di fiducia. Acquista sempre droghe[1] di prima qualità, conserva le miscele in recipienti di vetro al riparo dalla luce e dall’umidità. Puoi usare anche più droghe fresche, hanno un gusto meno aromatico ma altrettanto piacevole e sono ricche di vitamine, minerali e mucillagini.

Impara a raccogliere, essicca e conserva le tue preferite!

La quantità di 750 ml è sufficiente per l’intera giornata.

Tisane ad effetto depurativo[2]  

  1. Con droghe essiccate: Taraxacum officinale, tarassaco (radice), Urtica dioica, ortica (foglie), Galium aparine, caglio attaccaveste (foglie e giovani fusti), Melissa officinalis, melissa (foglie), Salvia rosmarinus, rosmarino (foglie).

Prepara così: iIn 750 ml di acqua poco calcarea fai bollire per 5 minuti 1 cucchiaio di radice di tarassaco, spegni e aggiungi una piccola presa (di ciascuna droga, precedentemente pestate nel mortaio) di ortica, caglio attaccaveste, melissa, rosmarino. Filtra dopo 10 minuti. Conserva la tisana in un thermos, bevila a tazzine entro le 17.

2. Con l’aggiunta di droghe amaro-aromatiche e mucillaginose: Centaurium erythrea, centaurea maggiore (sommità fiorite), Malva sylvestris, malva (foglie e fiori), Glechoma hederacea, edera terrestre (foglie), Melissa officinalis, melissa (foglie), Lippia citriodora, erba cedrina (foglie).

Prepara così: metti a macerare mezzo cucchiaino di centaurea maggiore e un cucchiaio di malva in 750 ml di acqua fredda per almeno 4 ore, porta ad ebollizione, spegni e aggiungi le altre droghe precedentemente pestate nel mortaio. Filtra dopo 10 minuti e bevi durante la giornata, lontano dai pasti, senza dolcificare.

3. Con erbe primaverili appena raccolte: Sambucus nigra, sambuco (fiori), Fragaria vesca, fragola (foglie), Mentha longifolia, menta selvatica  (foglie), Verbena officinalis, verbena (foglie e fiori).

Prepara così: Mescola 2 infiorescenze fresche di sambuco con una presa foglie di fragola, menta selvatica e verbena. Versa 750 ml di acqua bollente sulla miscela di droghe, ben spezzettate e lascia in infusione per 15 minuti. Filtra e conserva in un thermos per non più di 8 ore, bevi a tazzine durante la giornata.  


[1] Come “droga” si intende la parte attiva della pianta medicinale, allo stato fresco o essiccato.

[2] In caso di patologie renali, calcolosi biliare o assunzione di farmaci anticoagulanti, prima di assumere le miscele descritte chiedi consiglio al tuo erborista o medico fitoterapeuta.


Parti di testo da“Verde resilienza, Erboristeria pratica nel cambiamento” Natura e Cultura Editrice 2020 – Immagine del mortaio e dei disegni nel libro di Maria Elena D’Andrassi

Percorso “LE DRIADI”: erboristeria e osservazione organica olistica della natura in due moduli a Fonte Avellana

Monastero di Fonte Avellana, Serra Sant’Abbondio (PU)

25 – 26 – 27.04.25

Percorso “Le Driadi” – Modulo FOGLIA

Corso teorico pratico di Erboristeria e osservazione organica e olistica della Natura

Nei due moduli – FOGLIA (aprile) e FIORE (giugno) – esploriamo i principi dell’erboristeria con botanica, farmacognosia e trasformazione delle erbe, l’osservazione ampliata e la botanica antroposofica per entrare in dialogo con piante e paesaggio. Arte, mindfulness, yoga e meditazione completano l’esperienza formativa nella generosa natura dell’Appennino e del Monte Catria. I due moduli sono connessi tra loro, con attestato di partecipazione finale. I moduli possono essere frequentati singolarmente.

Temi e pratiche Modulo FOGLIA

Primavera: flora e specie erboristiche a Fonte Avellana nel respiro dell’anno
Botanica applicata e farmacognosia
La pianta tripartita tra terra e cielo
Osservazione organica e olistica di erbe e paesaggio
Raccolta campioni, laboratorio pratico
Mindfulness e Mindful Self Compassion come arte del benessere

A cura di
Karin Mecozzi, erborista, autrice, raccoglitrice e coltivatrice, consulente in naturopatia antroposofica e salutogenesi, docente.
Augusta D’Andrassi, dottoressa forestale con specializzazione in fitoterapia, guida naturalistica, interprete ambientale.
Giorgio Bortolussi, agrotecnico e orticoltore biodinamico, autore, docente.

e la partecipazione di
Paolo Roganti istruttore certificato di Mindfulness (programmi MBSR) e Mindful Self-Compassion (programmi MSC), ideatore del progetto Medita Mindful.
Franco Barbadoro, naturalista e ricercatore, autore di libri e del blog www.catria.net.

Orari: Venerdì 25.04. 14.30 – 19 Sabato 26.4. 9 – 19.00 Domenica 27.04. 9 – 13.00

Iscrizione: LE MODALITA’ sono riportate sulla brochure
L’iscrizione avviene con versamento acconto € 70 entro 22.04.25
Quota del corso, materiali erboristici inclusi: € 150
Quota pensione completa a notte e persona € 65 (in doppia), € 70 (in singola), con bagno interno.
Informazioni: Karin Mecozzi karin.mecozzi@gmail.com 349 8383231 (mess.whatsapp)
Aggiornamenti: www.karinmecozzi.com – www.fonteavellana.it


Monastero di Fonte Avellana, Serra Sant’Abbondio (PU)

19 – 20 – 21 – 22.06.2025

Percorso “Le Driadi” – Modulo FIORE

Corso teorico pratico di
Erboristeria e Osservazione organica e olistica della Natura

Temi e pratiche MODULO FIORE:

Estate: Flora erboristica e paesaggio a Fonte Avellana
Le piante aromatiche del solstizio: giornata di lezioni all’Azienda Agricola Biologica Monserchio
Osservazione organica e olistica di erbe e paesaggio
La pianta tra terra e cielo, principi su elementi, pianeti, costellazioni
Fitoterapia e farmacognosia
Meditazione e yoga come arte del benessere
Laboratorio di trasformazione

A cura di
Karin Mecozzi, erborista, autrice, raccoglitrice e coltivatrice, consulente in naturopatia antroposofica e salutogenesi, docente.
Giorgio Bortolussi, agrotecnico e orticoltore biodinamico, autore, docente.
Kerstin Strian, insegnante di yoga e meditazione, agricoltrice, produce alimenti e oli essenziali nella sua azienda agricola biologica “Monserchio”

Orari Giovedì 19.6. 14.30 – 19 Venerdì 20.6. e Sabato 21.6. 9.00 – 19.00 Domenica 22.6. 9 – 11.00

Iscrizione: LE MODALITA’ sono riportate sulla bruochure
L’iscrizione avviene con versamento acconto € 100 entro 16.6.25
Quota del corso, materiali erboristici inclusi: € 200
Quota pensione completa a notte e persona € 65,00 (in doppia), € 70,00 (in singola), con bagno interno.
Informazioni: Karin Mecozzi karin.mecozzi@gmail.com 349 8383231 (mess. whatsapp)
Aggiornamenti: www.karinmecozzi.com – www.fonteavellana.it

In collaborazione con: Accademia Europea per la cultura del paesaggio PETRARCA
Monastero di Fonte Avellana

Si ringraziano enti e aziende sostenitrici per aiutarci a realizzare questo progetto culturale

Percorso “Le Driadi”a Fonte Avellana

Percorso di erboristeria e osservazione delle piante e del paesaggio

“Le Driadi”

Monastero di Fonte Avellana (PU)

Aprile 2025 e Giugno 2025

Dalla Radice al Fiore: pratiche erboristiche, osservazione organico olistica delle erbe, piante e del paesaggio, erboristeria monastica, medicina inegrativa, mindful nature journaling, mindfulness, arte, scienze goethiane.

A cura di Karin Mecozzi, erborista e Associazione culturale Thaleia

In collaborazione con Europäische Akademie für Landschaftskultur Petrarca

Due incontri collegati tra loro, frequentabili singolarmente, progamma in elaborazione. Per informazioni sul percorso: karin.mecozzi@gmail.com.

->Seguitemi su fb, instagram, www.karinmecozzi.com e www.fonteavellana.it

ERBE ALLA CANDELORA

Il Periodo della Candelora è magico. Tra le brume dell’inverno e il desiderio di primavera, nel paesaggio avvertiamo il silenzio in cui la natura si prepara a nuova vita. Nell’organismo si desta la consapevolezza che è ora di tornare a fluire e respirare.
Con una tazza fumante di erbe appenniniche ci sediamo in cerchio per una serata dedicata alla Festa della Candelora, i suoi significati, riti, le erbe e i rimedi.

A cura di Erborista Karin Mecozzi

Centro Yoga Sanjita, di Sonia Mattiacci, San Severino Marche MC

Santa Lucia, luminosa guida

Santa Lucia 13 DICEMBRE 2024


Di origine siciliana subì il martirio per professare la religione cristiana ed è una delle Sante ben note e amate in Italia e nei paesi scandinavi. Un tempo era il giorno dei doni, non il Natale come lo si festeggia oggi il 25 dicembre.

Dalle mie indagini il Ritmo dell’Anno è segnato tuttavia da altre piccole festività poco conosciute, praticate dalle tradizioni antiche e ormai dimenticate. Sono giorni di Sante e Santi legati al percorso che conduce dentro l’anima, negli abissi che si aprono attraverso le emozioni, l’offuscamento dello spirito e la non curanza del corpo. Queste figure guidano con la loro storia incarnata verso la luce della trasformazione e la salute integrale.

Lucia, al nord è raffigurata con una corona di lumi accesi con cui si recava nelle catacombe e aiutava i suoi compagni. E’ l’immagine della donna che medita, che percorre un sentiero iniziatico profondo e trasforma la sua interiorità tramite un pensiero puro e luminoso, con coraggio e determinazione.

Lei vede il suo obiettivo davanti, è festeggiata nel periodo del Sagittario che con arco e freccia tenta di superare ciò che la parte istintiva può rendere pesante, impulsiva e egoista.

Auguro a noi di seguire l’esempio di Lucia e di recarci, non solo in inverno, dentro di noi con in mano una candela accesa, quella del pensiero chiaro, dell’anima compassionevole e del corpo come tempio.

Foto KarinMecozzi
Chiesa di S. Maria a Laverino di Fiuminata MC, che consiglio!
https://www.iluoghidelsilenzio.it/pieve-di-santa-maria…/

Calendario erboristico dell’Avvento 2024

Il Calendario dell’Avvento erboristico sta terminando, si avvicinano il Natale e le Notti Sante. Grazie per aver seguito i quadretti sulle piante medicinali, gli aromi e le erbe! Concludiamo con una fiaba da leggere a chi vuoi bene quando si fa sera, con una tazza fumante di tisana.

Per i giorni del Natale e le Notti Sante

La fiaba delle bacche di vischio nella notte di Natale

Quando l’inverno lascia il posto alla luce che aumenta nei boschi e tra le siepi tutti gli esseri invisibili all’uomo, gli esseri dell’acqua, della terra, del fuoco e della luce, i fauni e gli elfi e quelli che portano i nomi delle terre in cui regnano, si incontrano per conferire sul da farsi: spartire i compiti, distribuire gli incarichi, vedere se ci sono tutti o manca qualcuno che ancora non ha sentito il richiamo che risuona nell’aria, richiamo che noi uomini non possiamo certo udire.
Riuniti amichevolmente a gruppi e gruppetti, prendono il loro posto nei boschi e tra le siepi come sono abituati dalla notte dei tempi. C’è chi si accomoda sulla fronda di un salice, chi al riparo dalla luce sotto una quercia, chi preferisce restare per aria, un po’ perché la terra nuda non gli aggrada ma anche perché è tanto divertente eseguire qualche piroetta tra i rami del sambuco. Poi c’è addirittura chi cerca un posto a sedere molto umido perché non può assolutamente fare a meno dell’acqua.
Insomma, ci vuole un po’ di tempo finché gli esseri invisibili formano dei bei cerchi che, se noi li potessimo vedere, non avremmo più paura di niente. E mentre si parlano nella lingua nata molto prima della nostra, al Signore scappa un sorriso di benevolenza e gratitudine per il loro mormorio.
Lo sapevi che si trovano proprio dappertutto, in angolo del pianeta?
Parlottando tra loro si accorgono che avranno molto da fare tutto l’anno. I compito più impegnativo e gradito è la preparazione del Natale, il periodo in cui il mondo interno festeggia la natività di Nostro Signore.
Gli esseri invisibili si suddividono i compiti: c’è chi si trasformerà nella renna che porterà i regalini, chi illuminerà le candeline sull’albero, chi ispirerà i discorsi degli uomini durante l’avvento e chi controlla le letterine a Gesù Bambino. Ogni essere invisibile riceve dunque il suo incarico e chi non c’è aiuterà gli altri. Perché preparare la Festa della Natività non crea rivalità tra loro ma solo tanta tanta voglia di aiutare. Partono contenti e si mettono subito al lavoro.
Trascorre l’anno, le giornate si allungano e poi si accorciano. Arriva l’inverno e, ormai, il grosso è fatto: gli abeti sono informati che l’avvento sta per iniziare, i corsi di fiumi e ruscelli abbassano la voce, sui campi si stendono sottili veli di gelo per annunciare il ritiro invernale e l’attesa del Signore. Tutto è pronto, e se guardi la natura da vicino, troverai la forma della stella e della croce anche nei fiocchi di neve o nei disegni del ghiaccio.
Ecco finalmente il rintocco magico – la Notte di Natale ha inizio e gli esseri invisibili si fermano ad ammirare il volto del Nascituro che risplende nei cuori degli uomini. Questa notte, dai secoli dei secoli avviene un miracolo: tutti gli esseri della Natura, quelli piccoli e quelli grandi, quelli del fuoco e quelli degli alberi, quelli delle cascate e quelli del vento diventano visibili per l’occhio degli uomini. Tu dirai: e dove sono? Dove li posso vedere? Te lo svelerò, ma dovrai guardare molto attentamente, con lo sguardo del bimbo che tutto vede e tutto sa.
Avvicinati con prudenza a quel boschetto di querce sulla collina e segui con lo sguardo i possenti tronchi.
In cima in cima, tra i rami senza foglie, scorgerai delle curiose piante a forma di sfera, ricoperte di alette sempreverdi e di bacche bianche come il latte. E’ il vischio, è la pianta che non segue le stagioni dell’uomo. E ora, allunga l’occhio, ammira le bacche. Non sono leggermente trasparenti? Non risplendono nell’oscurità dell’inverno? E ti sei accorto che ogni bacca riluce come una perla del mare, ognuna con un riverbero diverso? Forse nascondono qualcosa?
Ah, sì, li hai scoperti finalmente: ogni bacca custodisce un essere del piccolo popolo, solo per questa notte e se lo desideri, lo riconoscerai.
Sbrigati ora, allontaniamoci, l’incantesimo sta svanendo. E’ ora per il piccolo popolo di tornare al suo regno.

BUON NATALE a tutti voi che leggete, ai partecipanti dei miei corsi, alle persone che ho incontrato anche quest’anno per condividere l’arte dell’erboristeria e del dialogo con la natura, attraverso l’osservazione e l’amore. Che siano NOTTI SANTE serene e un ANNO NUOVO armonico e pieno di energia.
Karin Mecozzi

La fiaba è una prima versione del testo pubblicato su ARS HERBARIA, PIANTE MEDICINALI NEL RESPIRO DELL’ANNO, per Natura e Cultura Editrice.

***

Domenica 22 dicembre 2024 Erba betonica (Betonica o Stachys offinalis)

Antonius Musa, medico personale dell’imperatore Augusto, utilizzava la betonica (Stachys officinalis L.) per curare ben 47 disturbi, soprattutto riguardanti la sfera del capo, poi anche la gotta e la dissenteria. Un’edizione del Codice Pseudo Apuleio, che risale al VI secolo, mostra una raffigurazione naturalistica dell’erba betonica, allora molto usata (sopra). Per il suo valore curativo e magico, nel medioevo si diceva “vendi la tonaca e compra la betonica”. L’erba dai bei fiori violacei e fusti quadrangolari appartiene alla famiglia delle Lamiaceae ed è menzionata come pianta medicinale in molte farmacopee europee. Contiene flavonoidi, iridoidi, tannini e saponine, i suoi estratti sono stati consigliati per secoli nelle medicine tradizionali, purtroppo oggi non è più molto conosciuta. Popola i prati magri e le raduredove attira le api con il suo nettare e contribuisce all’impollinazione di altre specie. Il periodo migliore per raccoglierla è l’estate tra giugno e metà agosto. Le foglioline crenate sono ottime fresche nelle crudità estive. Con le sommità fiorite si prepara un collutorio per curare la gengivite: si coprono due manciate di fiori freschi con una miscela di alcol e acqua distillata (1:1), si lascia in macerazione per 3 settimane, si filtra e si conserva l’estratto in bottigliette di vetro scuro.

***

Sabato 21 dicembre 2024 Pino domestico (Pinus pinea)

Di Georges Jansoone - Fotografia autoprodotta, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1229811
foto wikipedia G.Jansoone

La parola “pino” proviene dal sanscritto “pittu” che significa “resinoso”: gli alberi appartenenti alla famiglia delle Pinaceae trasudano resine balsamiche e oli essenziali dalle foglie, dal legno e dai coni, terapeutiche in inverno per l’apparato respiratorio. Il pino domestico, detto anche Pino d’Italia, è caratterizzato dalla meravigliosa chioma verde che si apre ad ombrello sul fusto e i possenti rami. È una pianta eliofila, ossia ama i luoghi esposti al vento, cresce bene anche nei terreni salati vicino al mare. Il pino domestico è una ben nota pianta araldica e si trova raffigurata sui papiri egizi come simbolo ed emblema di famiglie nobili in Grecia e nell’impero romano. L’ampia chioma raffigura l’animo nobile del casato: ogni membro è tenuto a proteggere propri sudditi come la chioma della conifera. I pinoli, semi oleosi color crema e ricchi di sostanze nutritive e salutari, sono diventati costosi perché le piante coltivate vengono aggredite da un parassita. Rappresentano un ingrediente fondamentale nelle salse mediterranee come il pesto genovese o le insalate crude con agrumi e finocchi. Le fronde del pino domestico possono essere raccolte tutto l’anno come droga erboristica per infusi, bagni e suffumigi, fresche o essiccate.

***

Venerdì 19 dicembre 2024 Gli ELLEBORI (Helleborus spp.)

Quando la natura sembra dormire sotto la morsa del freddo invernale compaiono i fiori bianchi o verdi degli ellebori (Helleborus spp.), piante erbacee perenni delle Ranuncolaceae che crescono nei boschi. Nell’antica lingua semitica “helibar” significa “antidoto contro la pazzia”, la radice veniva adoperata come amuleto per difendersi dalle malattie contagiose e dagli spiriti maligni. I pastori dei monti abruzzesi inserivano pezzetti di radici nelle orecchie delle pecore contro le otiti contagiose. Conosciamo diverse specie e sottospecie di elleboro, per esempio l’elleboro nero (con i fiori bianchi come la luna), quello fetido e quello verde, specie spontanee in Appennino all’ombra di carpini, faggi e querce. L’elleboro nero è chiamato anche “Fior di neve” e preferisce le latitudini settentrionali. Ogni parte dell’elleboro è tossica e si sconsiglia vivamente di raccoglierlo, anche solo a scopo ornamentale. Grazie al metodo della diluizione omeopatica si utilizzano gli estratti nella cura delle psicosi, nei traumi da colpo apoplettico, nella meningite e nella nefrite. Nell’osservazione della natura, gli ellebori rappresentano la soglia tra l’anno vecchio e l’inverno e un nuovo ciclo e nel loro apparire sprigionano una forza prorompente, affascinante, che porterà a una rinascita in primavera.

***

Giovedì 19 dicembre 2024 ARANCIO AMARO (Citrus x aurantium)

L’arancio amaro (Citrus x aurantium) o melangolo della famiglia delle Rutaceae è una bella pianta arborea sempreverde, amante dei climi mediterranei. I fiori si aprono bianchissimi, mentre i frutti tondi, leggermente schiacciati sono color arancio carico e hanno la buccia spessa. Si distinguono per il sapore amaro, non molto gradevole. I fiori sono famosi nell’alta profumeria e vengono distillati in “corrente di vapore” per ottenere l’essenza di zagara che si trova in commercio come “olio essenziale di neroli”, un olio essenziale costoso e profumatissimo, utilizzato in aromaterapia nella depressione e nelle sindromi posttraumatiche. Altro olio essenziale estratto dall’arancio amaro è il frizzante petit grain, ricavato dalle foglie e dai giovani rami. Diluito in olio di mandorle ed applicato su cosce e glutei aiuta a ridurre la ritenzione idrica e a rassodare i tessuti. Un sottoprodotto della distillazione è l’acqua di arancio amaro, il cosiddetto “idrolato”, dalla tipica fragranza fruttata e aromatica. Si spruzza su viso e collo come tonico, dopo un’accurata pulizia. E’ ideale per la pelle mista e grassa. Combatte l’acne dei giovani, attenua l’arrossamento delle pelli sensibili e dona un gradevole senso di freschezza. Un’accortezza con gli oli essenziali della famiglia degli agrumi: non usarli prima di esporti alla diretta luce del sole, potrebbero causare delle macchie sulla pelle.

***

Mercoledì 18.12.2024 ORIGANO (Origanum vulgare)

L’origano (Origanum vulgare, Lamiaceae) è una pianta aromatica perenne diffusa in tutto il mediterraneo. Contiene oli essenziali in quantità elevate e ha ottime proprietà disinfettanti. In aromaterapia, l’origano spagnolo è considerato uno degli antibiotici naturali più potenti. L’olio essenziale a dosi non ragionate è irritante e non indicato per uso interno. Anche esternamente è da usare con parsimonia. Foglie e fiori di origano sono indicati nella cura della tosse, nei suffumigi e come tisana. L’infuso di origano è stimolante e riscaldante ed è adatto nei momenti di stanchezza e nell’influenza, insieme al timo (Thymus vulgaris) e la santoreggia (Satureia montana). In cucina si usano fiori e foglie dall’aroma tipicamente mediterraneo. In campagna troviamo la specie spontanea, dall’aroma più delicato e i fiori rosa, un’erba amata dalle api e indicatrice di terreni asciutti. Se acquisti l’origano essiccato per condire fai attenzione al metodo di coltivazione dell’erba. Se non proviene da agricoltura biologica o biodinamica può contenere tracce di pesticidi e metalli pesanti! Questo vale, come ben sappiamo, per tutte le erbe aromatiche confezionate. Prova a coltivare l’origano sul davanzale per averlo sempre a portata di mano. Occorrono l’esposizione giusta (a sud, in pieno sole), del terriccio leggero e poche annaffiature. Crea un angolino di aromi anche in giardino e inserisci cespi di origano vicino a maggiorana, salvia e rosmarino, in posizione assolata. Avrai mazzi di erbe per aromatizzare tutto l’anno, per infusi e mazzetti da regalare.

***

Martedì 17 dicembre 2024 Vite (Vitis vinifera)

La vite (Vitis vinifera, Vitaceae) è una delle più antiche piante alimentari e sacre allo stesso tempo. Proviene dai paesi medio-orientiali. Da sempre coltivata per produrre il vino, la vite ha bisogno di molto sole, di calore e luce. La pianta rispecchia le forze del suolo e del paesaggio e porta le forze della germinazione fin dentro al frutto. Nella buccia si formano lieviti che portano alla fermentazione e alla produzione di alcol, mentre le foglie contengono una notevole quantità di carboidrati. I diversi estratti di vite hanno qualità terapeutiche preziose per la nostra salute. Il succo fresco degli acini è digeribile e nutriente. È indicato per bambini anemici e nell’alimentazione degli anziani. A donne che soffrono di mestruazioni troppo abbondanti e di disturbi alla circolazione degli arti inferiori si consigliano cure periodiche con la tisana a base di foglie essiccate di vite: per mezzo litro di tisana 2 cucchiai di foglie essiccate triturate con l’aggiunta di 2 cucchiai di succo d’uva fresco non pastorizzato da bere durante la giornata. In autunno, per alleggerirsi e preparare l’organismo alla stagione buia si consumano fino a tre grappoli d’uva al giorno lontano dai pasti. È preferibile scegliere l’uva nera che contiene sostanze protettrici dei capillari, le antocianine. In medicina antroposofica le foglie di vite essiccate vengono combinate con le foglie di una rosacea, la fragola (Fragaria vitis), in un rimedio erboristico che sostiene l’attività del fegato e la circolazione.

***

Lunedì 16 dicembre 2024 BUCANEVE (Galanthus nivalis)

Il nome botanico del bucaneve, Galanthus, viene dal greco antico “gala” latte e “anthos” fiore e ben descrive le sue candide corolle nel paesaggio invernale, in parchi e giardini. Spunta veloce con i primi tepori dopo il solstizio invernale e nasconde un’autentica sorpresa: il bulbo riesce a “riscaldare” il terreno intorno a sé anche sotto la neve. In questo modo riesce a sopravvivere agli inverni più freddi e rinasce appena il clima diventa più mite. Nell’Inghilterra vittoriana porgere un mazzo di bucaneve a una signora era segno di ammirazione profonda. Nel linguaggio dei fiori odierno regaliamo i fiori del Galanthus nivalis alla persona cara che sta affrontando una nuova situazione di vita. Il bucaneve, anche come essenza floreale, è l’augurio di un buon inizio! Dai fiori penduli si estrae un’essenza profumata tramite solventi. Diluita in un olio vettore sprigiona una fragranza calda e piena adatta a chi sente freddo nel cuore e ha bisogno di conforto. Il bucaneve è tossico e non va ingerito come fiore in nessun modo. Eppure, come ogni pianta velenosa, è anche terapeutico: secondo recenti ricerche un alcaloide del bucaneve agisce sulla connessione tra muscolo e nervo. La stessa sostanza sarebbe attiva contro la malattia di Alzheimer. Non è una pianta da raccogliere e trasformare a scopo erboristico familiare, inoltre le specie spontanee del bucaneve sono a rischio di estinzione in molte regioni italiane. Osserviamole, ammiriamo come illuminano il sottobosco senza raccoglierne i fiori o estrarre i bulbi. Coltiviamo un aiuola di bucaneve in giardino, in un angolo ombroso a avremo una presenza fiorita che ben segnala il risveglio delle forze nelle piante – e in noi.

***

Domenica 15 dicembre 2024 Terza Domenica d’Avvento Ylang ylang, il fiore dei fiori

https://commons.wikimedia.org/wiki/User:B.navez

Cananga odorata è il nome botanico dell’albero di Ylang ylang, una pianta tropicale che forma fiori appariscenti e grandi foglie. In lingua malaysiana Ylang ylang significa “fiore dei fiori”. Le corolle sono ampie, morbide, color crema e hanno una caratteristica singolare: emanano profumo quando la pianta viene curata dall’uomo. Dai fiori raccolti all’alba si distilla l’olio essenziale quasi trasparente, dal profumo caldo e avvolgente. E’ una fragranza pregiata, usata spesso in cosmesi per la cura del corpo e dei capelli. L’aromaterapia consiglia dei massaggi con l’olio di Ylang ylang per rilassare il corpo e la mente, distogliere dalle preoccupazioni quotidiane e favorire un’atmosfera di intimità e calore. Secondo una credenza dell’Asia profumare la carta da lettere con qualche goccia di olio essenziale di ylang ylang convincerà l’amata o l’amato a concedersi. L’azione cicatrizzante su piaghe aperte è meno nota. Abbiamo visto guarire un’ulcerazione cronica grazie al trattamento con calendula, elicriso e Ylang ylang. L’Ylang ylang non stanca mani nelle fragranze autoprodotte, basta una minima dose in miscelazione con altre essenze per conferire alle nostre creme per il viso o burri un effetto benefico profondo per corpo e anima.

***

Sabato 14 dicembre 2024 Tussilagine (Tussilago farfara)


Nei primi giorni più miti dell’anno, poco dopo la Candelora (2 febbraio), la natura sembra ancora dormiente. Eppure, sui cigli dei fossi e lungo i torrenti lo sguardo è attirato da piccoli, audaci fiori color giallo vivo. Sono i capolini della tussilagine (Tussilago farfara L.) della grande famiglia delle Asteraceae, nota anche come farfara, pianta ruderale perenne della famiglia delle Asteraceae. Le foglie dalla tipica forma esagonale spuntano solo dopo la fioritura. Nell’erboristeria tradizionale si raccolgono e si essiccano fiori e foglie per tisane, sciroppi e tinture. Calmano la tosse, leniscono le mucose irritate dell’apparato respiratorio, aiutano la guarigione in una lunga malattia infiammatoria. Un tempo si fumavano le foglie essiccate per facilitare il respiro. L’uso terapeutico della tussilagine ha origini antiche, oggi sono state riscontrate sostanze epatotossiche, chiedi al tuo erborista di fiducia come e quando usarla sapientemente. Per via esterna le foglie fresche di tussilagine vengono contuse e applicate come cataplasma sugli eritemi. Il decotto serve a distendere la pelle del viso e del collo e per lenire l’orticaria. La pianta ha un forte collegamento con lo zolfo, è depurativa e agisce dall’interno verso l’esterno aiutando l’organismo in primavera ad “depurare il sangue” e renderci più leggeri. Per questo la tussilagine con i suoi piccoli soli gialli popola dirupi, pendii argillosi e rocciosi e letti dei fiumi, è una trasformatrice del mondo minerale e terrestre con l’aiuto dell’acqua e del primo calore primaverile.

***

Venerdì 13 dicembre 2024 Santa Lucia Il LICHENE ISLANDICO

Come molti altri licheni, il lichene islandico (Cetraria islandica) possiede virtù antibiotiche e ricostituenti. I popoli del Nordeuropa lo usano da sempre per curare ferite, malattie infettive e come alimento energetico. Applicavano impacchi di lichene per guarire le piaghe dei cavalli. Il lichene islandico incuriosisce per le sue forme bizzarre, contiene sostanze potenti che gli permettono di vivere sulla nuda roccia granitica e suoli acidi. L’acido usnico è il principio attivo antibiotico della pianta. Il lichene islandico contiene il 50% di mucillagini che, con un’azione lenitiva, fluidificano la tosse, leniscono il mal di gola e rafforzano bronchi e polmoni. Per un infuso da bere tutto il giorno in caso di tosse si versano 500 ml di acqua fredda su 5g di lichene spezzettato. Dopo due ore si riscalda fino a 70 gradi, si filtra si aggiunge del miele buon mescolando bene. Il macerato di lichene islandico e miele a cucchiaini nell’arco della giornata, dona energia all’intero organismo. La pianta è ottima nella gastrite, dolorosa e spesso cronica infiammazione della mucosa gastrica. Sempre i polisaccaridi del lichene aiutano lo stomaco infiammato, calmano i dolori e migliorano la digestione stimolando allo stesso tempo il sistema immunitario, importante per combattere lo stato infiammatorio. Lo sciroppo di lichene è in vendita nelle migliori erboristerie, un rimedio tradizionale per tutta la famiglia in inverno.

***

Gioved’ 12 dicembre 2024 L’EDERA TERRESTRE (Glechoma hederacea)

L’edera terrestre (Glechoma hederacea L.) non è parente dell’edera comune, la ben nota rampicante sempreverde che ricopre tronchi e edifici. E’ una piccola pianta strisciante dai fusti quadrangolari e le foglie cuoriformi profumate che contengono minuscole ghiandole oleifere che si rompono quando si sfregano. I fiori viola-azzurri attraggono api e bombi, ricchi di nettare. Com’è tipico per la grande famiglia delle Lamiaceae (già Labiatae), i petali delle corolle sono saldate alla base e si aprono in un piccolo tubo con due labbri violacei. L’edera terrestre è un’antica pianta magica delle zone montane e collinari. Si raccoglieva nella notte di San Giovanni (24 giugno) e si aggiungeva ai filtri d’amore. Le ghirlande di pianta fresca adornavano il bestiame che andava all’alpeggio, come protezione contro gli spiritelli dispettosi. Fiori e foglie sono ricchi di principi attivi e sostanze aromatiche, hanno un gusto gradevole e rinfrescante. Si prelevano freschi alla mattina presto e si aggiungono all’insalata di misticanze, alla ricotta fresca o alla macedonia, insieme a melissa e menta. L’edera terrestre fa parte della zuppa di erbe e farro consigliata dalla badessa Santa Ildegarda da Bingen per rinfrescare il fegato in primavera, depurare il sangue e rendere gli occhi luminosi. L’infuso della parte aerea è indicato nell’influenza con forte mal di gola, per sciacqui al cavo orale, gengiviti e afte. Per il gusto delicato e aromatico, i fiori sono ottimi in infusione fredda nell’acqua di fonte, per dissetare nelle camminate in estate.

***

Mercoledì 11 dicembre 2024 Il BIANCOSPINO

Una leggenda racconta che quando venne il momento per Merlino, il sommo druido dei Celti, di abbandonare il corpo fisico, gli Dei vollero che avesse un involucro eterno. Scelsero per lui la pianta di biancospino, simbolo del cuore saggio e pulsante che il sacerdote aveva dimostrato nella sua lunga vita. Il biancospino (Crataegus spp.), arbusto o alberello, spontaneo nelle zone collinari e montane nelle sue diverse specie, è stato piantato per secoli se non millenni nelle siepi dei pascoli, spinoso ma ricco di frutti per quell’equilibrio che si creava tra animali, piante, cosmo e montagne nella transumanza. Il legno è resistente, le foglie sono finemente dentate e tomentose sul lato inferiore. A marzo e aprile si schiudono i fiori candidi dal profumo di mandorle amare che segnano il contenuto di principi cianogenetici. I frutti sferici di un rosso scarlatto vivo sono eduli e ritenuti nell’erboristeria tradizionale fortificanti e ricostituenti. Mia nonna Ernestine usava da bambina, all’inizio del novecento, la polvere di frutti di biancospino come aggiunta alla preziosa farina per il pane. Si metteva anche nelle creme di avena per i bambini e gli anziani e si preparava lo sciroppo. Il biancospino è un rimedio cardinale nella fitoterapia classica e tradizionale indicato per il cuore e la circolazione, sintomi d’ansia e difficoltà a riposare. Estratti ponderali e omeopatici di biancospino vengono consigliati nell’insufficienza cardiaca, per curare aritmie funzionali e prevenire l’arteriosclerosi. L’infuso di fiori e foglie (5 g per 100 ml di acqua) della pianta di Merlino aiuta a regolarizzare la pressione e porta armonia nella sfera emotiva quando si è turbati, per esempio insieme a tiglio, passiflora, melissa e fiori d’arancio.

Foto: Biancospino di montagna di Sara Crispiciani, Appennino alto-maceratese

***

Lunedì 9 dicembre 2024 SAMBUCO (Sambucus nigra)

Nelle immediate vicinanze dei poderi in campagna, soprattutto nell’Italia collinare, si notano grandi arbusti di sambuco. Un tempo si piantavano per proteggere dal fulmine e dagli influssi malvagi. Amano le vene d’acqua sotterranee e i cumuli di letame, quindi l’azoto. Una siepe di sambuchi è rigogliosa, dà ombra agli animali di corte e ciba insetti ed api. Attenzione, il sambuco nero (Sambucus nigra, Fam. Viburnaceae) non è da confondere con l’ebbio (Sambucus ebulus), più piccolo e velenoso. Il legno del sambuco è leggero e cavo, i lunghi rami si aprono a fontana con le foglie verdi scure. L’erborista prepara un unguento disinfettante e analgesico per le punture d’insetto e piccole ferite con le foglie fresche estratte in olio o grasso e la cera d’api. Le foglie, le parti verdi e i frutti crudi contengono principi tossici, ma i fiori aperti, grandi coppe color crema, sono apprezzati da grandi e piccini come rimedio e in cucina. Si raccolgono da aprile a maggio, si friggono e si spolverizzano con lo zucchero a velo, una specialità! I fiori sono febbrifughi, sudoriferi, diuretici, l’infuso con i fiori essiccati è un buon rimedio contro gli spasmi mestruali. I frutti neri contengono un particolare fitocomplesso utile nell’influenza, la tintura madre non dovrebbero mai mancare nella farmacia erboristica domestica. Con i frutti si preparano anche un succo dal colore scurissimo, molto gustoso, e la composta. Il sambuco è un esempio perfetto di quanto l’erboristeria sia alimentare e terapeutica allo stesso tempo, un rimedio è sempre nutrimento e viceversa.

***

Domenica 8 dicembre 2024

SECONDA DOMENICA D’AVVENTO STELLA ALPINA (Leontopodium alpinum)


Camminando in alta montagna, nelle Alpi ed anche negli Appennini si scorgono, aggrappati alle rocce impervie, piccoli cespi di piante fiorite. I capolini bianchi e vellutati hanno la forma di una stella. Dorati al centro, hanno un aroma quasi impercettibile e foglie basali ricoperte di finissima peluria. La stella alpina è una specie rara e protetta in tutta Europa, appartiene alla famiglia delle Asteraceae. Negli ultimi anni la ricerca cosmetica ha studiato diversi tipi di estratti di stella alpina dimostrandone l’efficacia nell’applicazione esterna. Ha confermato la sua azione protettiva e rigenerante per la pelle esposta alle intemperie, accertando la presenza di sostanze astringenti, antiinfiammatorie e antiossidanti contenute nei fiori e nelle foglie. Possiamo dire che la piccola stella è un’importante alleata contro i segni del tempo ma anche contro l’acne e l’impurità della cute ad ogni età. Estratti vengono aggiunti a creme e sieri, in combinazione con l’elicriso, la calendula o l’arnica. In erboristeria tradizionale è nota come rimedio per malattie della pelle, otiti, infiammazioni oculari, polmoniti e disturbi digestivi. L’indagine goethiana antroposofica mette a fuoco la connessione tra habitat della pianta e la tendenza alla sclerosi degli organi di senso nell’anzianità. (Foto Stella alpina Mario Di Matteo)

***

Sabato 7 dicembre 2024 FRAGOLINA DI BOSCO

La fragola di bosco (Fragaria vesca L.) era già nota ai romani per il suo profumo e il sapore dolce. Appartiene alla famiglia delle Rosaceae e cresce spontaneamente fino a 2000 metri di altitudine. In primavera si aprono i candidi fiori a cinque petali, mentre a giugno maturano i frutti, acheni neri che notiamo sul ricettacolo carnoso. La fragola è erroneamente considerata un “frutto”. Con la sua forma a cuore e il dolce profumo e sapore, fin dal medioevo era considerata simbolo d’amore. Il poeta inglese William Shakespeare considerava le fragoline di bosco “cibo delle fate” e Luigi XIV le fece piantare nei giardini di Versailles per servirle fresche durante i suoi famigerati banchetti amorosi. In erboristeria è una pianta medicinale e cosmetica: con le foglie essiccate si ottiene un ottimo infuso depurativo e astringente, ad uso esterno sono anche emostatiche. Foglie e fiorellini freschi sono ottimi nelle insalate primaverili, mentre la polpa della fragola allevia le ustioni dovute a un’eccessiva esposizione solare e idrata la pelle rendendola tonica e liscia. Una bella coppa di fragole favorisce l’incontro amoroso: servile con panna montata o succo fresco di limone o anche del buon cognac. Le fragole in vendita in inverno, invece, provengono dalle serre e ricevono trattamenti di sintesi e concimi. E’ meglio aspettare la primavera inoltrata per gustarle, ricche di sole e luce. Nella visiona energetica la fragola raffredda, è acida e indicata per temperamenti collerici, mentre le foglie sostengono valorosamente il fegato nei periodi di cambio stagione.

***

Venerdì 6 dicembre 2024 Ginepro (Juniperus communis)

L’inverno tiene il suo ingresso con la notte di Sant’Andrea, dal 29 al 30 novembre. Per i Celti e le popolazioni che hanno forgiato l’Italia dall’antichità al medioevo insieme ai popoli mediterranei, il freddo che “entra nelle ossa” veniva allontanato bruciando piante per fumigare le abitazioni, con unguenti balsamici a base di grassi e erbe pestate, con impacchi e cataplasmi e bagni aromatici. Una pianta medicinale fondamentale nelle cure tradizionali è il ginepro (Juniperus communis), albero sacro dalla crescita lenta e dal bel legno resistente. La conifera è una coraggiosa pianta pioniera che in montagna ripopola prati e pascoli abbandonati. Le foglie aghiformi e i frutti, le “galbule” blu scure hanno proprietà riscaldanti, diuretiche ed antiinfiammatorie. Anche il duro legno è impregnato dal tipico profumo resinoso. L’olio essenziale di ginepro è utilizzato nella produzione di liquori ( – gin! – ) e amari, di sciroppi contro la tosse e in miscele balsamiche che purificano l’ambiente. L’olio essenziale è atossico ma può risultare irritante per la pelle e le vie respiratorie se usato in eccesso. E’ importante acquistare dell’olio essenziale di prima qualità per non incorrere al rischio di residui di sintesi e contraffazioni. Poco noto in Italia è un rimedio da applicare sui muscoli affaticati e le articolazioni dolenti, per esempio dopo una giornata sugli sci o una lunga camminata. Mio nonno Albert lo massaggiava sulle braccia quando faceva la legna per l’inverno. Ecco la ricetta: in una bottiglietta di vetro scuro unisci 50 gocce di o.e. di ginepro, 10 gocce di alloro, 10 di limone e 30 di rosmarino a 100 ml di oleolito di arnica e 100 ml di oleolito di iperico. Scuoti per tre minuti. Applica l’olio composto prima e dopo il movimento o dopo un bel pediluvio caldo se sei stata molto in piedi. Stendilo sul petto parsimoniosamente ogni volta che vuoi proteggere i bronchi con del calore balsamico. (foto wikipedia/IvarLeidus)

***

Giovedì 5 dicembre 2024 TAGETE (Tagetes spp.)

Il tagete fa parte della grande famiglia delle Asteraceae ed è originario del Messico. Le 50 specie diffuse in tutto il mondo vengono usate come piante ornamentali, medicinali e aromatiche. Il nome botanico deriva da “Tages”, la divinità etrusca che apparve ad un agricoltore uscendo da una zolla di terra. Egli insegnava l’arte dell’aruspicina, l’esame del fegato (!) e delle viscere a scopo oracolare. La pianta ha foglie lucide e pennate dall’odore aromatico e fiori a capolino. Coltivata nell’orto, tra le file di verdure, allontana i nematodi e può essere usata in tisana concentrata come antifungino e contro l’oidio. I fiori sono ricchi di luteina, un carotenoide utilizzato in cosmesi e per tingere di giallo i tessuti naturali. La luteina è preziosa per la vista, esalta l’acutezza visiva diurna e protegge contro l’abbagliamento delle luci notturne migliorando l’adattamento al buio. Per sostenere la tua forza visiva prepara un infuso a bassa temperatura (scalda l’acqua non oltre 70 gradi) con la miscela dei seguenti fiori essiccati: Tagetes patula, Helichrysum italicum, Cyanus segetum, Calendula officinalis, lascia in infusione per 20 minuti e filtra. L’infuso ha inoltre effetti benefici sulla nostra ghiandola più grande, il fegato, che nella medicina tradizionale è collegato alla vista.

***

Mercoledì 4 dicembre 2024 BERGAMOTTO (Citrus × bergamia)

Dai frutti immaturi dell’albero di bergamotto (Citrus x bergamia (Risso) Risso & Poit., Fam. Rutaceae) si ottiene un olio essenziale color verde smeraldo. È un’essenza leggera, solare e frizzante, molto amata in profumeria e aromaterapia: in casa, in inverno, si usa nel diffusore per creare un’atmosfera “estiva”, ricolma di luce e aria, come le giornate limpide di giugno. È ben nota la sua efficacia nelle depressioni e nelle tossicodipendenze. In combinazione con tecniche di concentrazione e rilassamento e della buona tintura di Avena sativa, il bergamotto è un ottimo aiuto per chi cerca di abbandonare il vizio del fumo! Si diluiscono 40 gocce di olio essenziale di bergamotto in 20 ml di olio di mandorle e si versano in un flaconcino roll-on. Si applica più volte al giorno sul polso e sul palmo della mano massaggiando in senso orario. L’olio essenziale viene assorbito attraverso la pelle e fa il suo effetto nella disassuefazione, mentre la parte che evapora aiuta a regolarizzare il sistema nervoso e allenta lo stato di tensione. L’unico avvertimento è di non usare l’olio essenziale di bergamotto sulla pelle se ci si espone alla luce diretta del sole perché è fotosensibilizzante.

***

Martedì 3 dicembre 2024 PRUGNOLO (Prunus spinosa L.)

Prunus spinosa è il nome latino dell’arbusto del prugnolo, appartiene alla famiglia delle Rosaceae. Raccogliendo i frutti, drupe tonde e azzurre, prestiamo attenzione alle lunghe spine. Negli Appennini i prugnoli creano siepi inespugnabili, fitte barriere naturali create ai tempi delle transumanze. L’arbusto cresce lentamente e forma un legno resistente, in passato utilizzato per la sua durevolezza. A fine inverno è tra i primi a fiorire, le siepi fiorite, viste da lontano, paiono nuvole bianche nel paesaggio. I fiori hanno proprietà leggermente lassative e diuretiche. L’oleolito dei fiori, un estratto delicato in olio di mandorle, è un buon rimedio per la stitichezza dei bimbi, si massaggia sul pancino in senso orario mattina e sera. Le drupe blu dalla polpa aspra contengono polifenoli, flavonoidi e antociani e sono una risorsa se ami sostenerti in inverno con metodi naturali. Per estrarli prepara lo sciroppo di prugnolo ricostituente e antiossidante. Raccoglie le drupe dopo le prime gelate, metti a macerare per 24 ore in acqua di sorgente fredda, porta ad ebollizione e filtra. Aggiungi zucchero di canna bio (io uso solo il 50% e consumo velocemente la bottiglietta aperta) e spezie a piacere come la vaniglia, la scorza di limone o arancia, cannella o chiodi di garofano. Dopo qualche ora di infusione filtra ancora e imbottiglia lo sciroppo, sterilizza le bottigliette che si mantengono almeno un anno. Assaggialo nelle tisane, diluito con acqua calda e zenzero, versato sopra i budini, le creme e i dolci, ha un sapore pieno, fruttato e genuino.

***

Lunedì 2 dicembre 2024 ANGELICA ARCANGELICA (Angelica archangelica L.)

La regina dei boschi si innalza fiera sul fusto purpureo e forma foglie triangolari e grandi fiori ad ombrella. E’ intrisa di oli essenziali, nutre insetti, ama la frescura e l’umidità della montagna. Secondo la leggenda fu portata sulla terra dagli angeli per sconfiggere la peste. Nel medioevo i monaci estraevano la radice profumata nel vino e nella grappa: lo “Chartreuse”, un noto digestivo proveniente proprio da Chartres, e il benefico composto “Spirito di melissa” contengono l’angelica. La pianta nel paesaggio illumina il buio, supera le forze terrestri. Il suo portamento esprime ordine, equilibrio. L’intera pianta ha proprietà carminative, antispastiche, riporta ordine nella zona addominale e pelvica, è vermifuga e immunostimolante. La radice è utile nell’influenza quando colpisce la sfera del capo e della pancia. Le proprietà dell’angelica si assorbono anche attraverso la pelle: si aggiungono 3 cucchiai di tintura madre e 5 gocce di olio essenziale di limone all’acqua del bagno per liberare la mente, rasserenare l’animo e rafforzare le difese naturali.

***

Domenica 1 dicembre 2024 Il PUNGITOPO (Ruscus aculeatus L.., Fam. Asparagaceae)

Passeggiando per i boschi di latifoglie a fine novembre, inizio dicembre si notano bene: grandi e folti cespi color verde brillante come delle “isole” nel sottobosco: il rusco o pungitopo è una pianta perenne dai fusti eretti e minuscole foglie squamiformi. I fusti secondari hanno l’aspetto di foglie e si chiamano clatodi. Le rosse bacche formano sfere che si vedono da lontano nel bosco invernale. Sono tossiche! Il pungitopo ama i terreni temperati, calcarei. Un tempo si raccoglievano grandi fasci per fabbricare le scope e mazzi di piante con frutti per decorare le case nell’Avvento. Fai attenzione, la raccolta ad uso decorativo è vietata in molte regioni. La droga in erboristeria è costituita dal rizoma odoroso che contiene ruscogenine, resine e oli eterici, calcio e potassio. Estratto sapientemente, il pungitopo giova alla circolazione venosa degli arti inferiori e lenisce le emorroidi sotto forma di gel o pomata. Il pungitopo, infatti, è un’antica pianta officinale della tradizione mediterranea: Dioscoride, noto farmacista greco, lo menziona come rimedio per la gotta e come diuretico. Nella simbologia alchemica il pungitopo è governato da Marte e Saturno per le segnature di Fuoco e Terra. E’ una pianta ctonica, dove cresce potrebbe nascondersi un ingresso segreto al regno di Ade……

***

Testi e foto (se non indicato diversamente): Karin Mecozzi Erborista. Disegni botanici dal web (Wikipedia). Nota: consigliati con l’erborista, il farmacista o il medico fitoterapeuta se vuoi usare le piante descritte a scopo terapeutico.

Nutrire la pelle con gli estratti di erbe & paesaggio

La natura fa grandi cose.

Come erborista raccoglitrice e coltivatrice, quasi non riesci a stare dietro all’abbondanza e la diversità di erbe, piante e aromi che la natura offre annualmente. Oltre a essere grata sento che è sempre più importante condividere i frutti, progetti e sperimentazioni, nonché l’arte erboristica per le comunità con la conoscenza necessaria in erboristeria e fitoterapia. Nel 2024 sono riuscita finalmente a completare un progetto a cui tenevo molto, la creazione delle Creme La Protettiva per il viso e La Vellutante per le mani con estratti di piante medicinali e aromatiche degli Appennini. In collaborazione con il laboratorio locale Evo.Co (MC) cosmetico abbiamo ottenuto formule delicate e ricche di principi attivi genuini, nutrienti e naturali. La Crema viso non contiene profumi per dare sempre meno spazio a fastidiose reazioni allergiche, si stende e si assorbe facilmente ed è adatta per il giorno e la notte. La crema mani sprigiona la fragranza delle erbe estive, tra cui il nostro elicriso spontaneo, la lavanda e oli preziosi che vanno in profondità per restituire tonicità e morbidezza alle mani.

E’ l’inizio di un bel percorso per me e tengo a condividerlo da subito: il primo lotto di creme è volutamente piccolino per avere i vostri feedback sui prodotti. Si assorbono bene? Nutrono? Soprattutto, notate come in pochi giorni di applicazione mani e viso, collo e decolletè assumono un aspetto vellutato e curato? In inverno il nutrimento della pelle è importante!

Per informazioni sulle Creme e altre preparazioni con le erbe dell’anno scrivetemi per mail: -> karin.mecozzi@gmail.com

Seguitemi per nuove iniziative nel *2025*, iscrivetevi alla NEWSLETTER del blog per ricevere programmi, articoli e annunci di corsi e eventi.

Grazie sempre!

Karin

L’olivo è come l’uomo

Secondo la tradizione, un olivo è come l’uomo: “Otto anni per diventare un alberello, trent’anni per completare la crescita e altri settanta per esprimere tutta la sua potenza!”

Tra le piante arboree fruttifere, l’olivo (Olea europea L.) conferisce un’impronta particolare ai paesaggi della penisola italiana, dalla Liguria alla Sicilia, dal lago di Garda alla Puglia. All’osservatore, l’immagine degli uliveti, degli alberi dalle chiome argentate mosse dal vento, trasmette pace e un senso per le cose eterne. Nei miti dei tempi antichi l’axis mundi, il pilastro del mondo, è rappresentato da un albero che unisce i tre piani della creazione, il cielo, la terra e gli inferi, e sorregge la volta celeste. Sotto la sua chioma sempreverde si incontrano le divinità per decidere le sorti del mondo. Per gli antichi popoli germanici, quell’albero era il frassino, l’Yggdrasil. Nella cultura islamica, invece, l’asse del mondo era costituita dall’olivo come portatore di luce e saggezza.

Entrambi gli alberi, il nordico frassino e l’olivo delle terre del sud, fanno parte della famiglia delle Oleaceae, a cui appartengono anche il ligustro, la forsizia, la fillirea, il lillà e il gelsomino. L’olivo segue dunque l’uomo dalla notte dei tempi. Proviene dall’Asia minore ed è coltivato in tutto il bacino mediterraneo. Predilige terreni calcarei, un clima mite senza grandi sbalzi. Teme le temperature inferiori ai -5°C, ama l’esposizione al sole e si accontenta anche di terreni sassosi e poveri.

L’albero nel corso dell’anno

Propagato soprattutto per via vegetativa, l’olivo si moltiplica sia per talea, sia da innesto su olivastro o oleastro, le specie selvatiche e spinose della macchia mediterranea. Il fusto giovane è eretto e liscio, ma col tempo si incurva e forma incrinature e nodi diventando grigio scuro, quasi nero. Laddove l’olivo lignifica, si esprime l’azione dell’indurimento e della mineralizzazione, ma la pianta esprime anche di essere perennemente permeata da impulsi vitali: dal tronco e dalle radici e dai rami spuntano annualmente giovani getti e polloni ad assicurare la sopravvivenza dell’albero. La pagina superiore delle foglie oblungo-lanceolate e opposte è verde scura e quella inferiore argentata. I fiori, le cosiddette mignole, compaiono in primavera. Osservandoli da vicino ricordano quelli del ligustro, della stessa famiglia. I fiori d’olivo non hanno quasi nettare, e la fecondazione è anemofila.

Da ottobre in poi maturano le olive, drupe nere e carnose. Vengono raccolte a mano o con mezzi meccanici e portate al frantoio per spremere il prezioso olio alimentare. Dai frutti perfettamente maturi e privi di lesioni si ottiene l’olio “extravergine” (acidità inferiore al 0,8%). Il colore dell’olio varia dal giallo oro al verde intenso e dipende dalla presenza o di carotene o di clorofilla. Le olive contengono acqua (50%), grassi (18-25%), proteine (1,6%) e carboidrati e cellulosa (20%). La parte grassa è composta da una frazione saponificabile del 98% (trigliceridi, digliceridi) e insaponificabile del 2% (acido oleico, linoleico e altri acidi grassi, fitosteroli, provitamina A, polifenoli e flavonoidi, squalene, terpeni).

L’olio di oliva contiene dunque molti grassi insaturi, è facilmente digeribile e adatto alla cottura, è di ottimo gusto e ricco di preziose sostanze. Ogni regione produce un olio d’oliva diverso, dal sapore delicato della Liguria, all’aroma fruttato della Toscana, al gusto pieno e solare della Calabria. Si spremono olive anche in Veneto, intorno al Lago di Garda, e in Trentino.

Secondo Wilhelm Pelikan, nell’olivo le più ancestrali forze di terra si sacrificano a favore dell’azione della luce e del calore. Quel che è duro, minerale e senza vita diventa fluido, si trasforma in nutrimento. L’albero accoglie forze eteriche dall’aria e dal sole, dal cosmo e dalle stelle per concentrarle e convogliarle nel liquido denso e dorato dell’olio, che possiamo adoperare ogni giorno con grande beneficio nell’alimentazione e nella cura del corpo.

L’olivo come pianta officinale

Dall’olivo non si estrae solo uno degli oli alimentari più pregiati del mondo. Nella storia l’uomo ha sempre utilizzato anche le foglie, la corteccia e perfino la radice per curare se stesso e gli animali domestici.

Foglie di olivo (Oleae europeae foliae)

Le foglie sempreverdi possono essere raccolte tutto l’anno. Ricche di sostanze amare (oleuropeina), iridoidi, flavonoidi e chinoni hanno un’azione comprovata sull’ipertensione e l’ipercolesterolemia, favoriscono la diuresi, sono antimicrobiche, antifungine, antiossidanti.

Un uso ormai dimenticato nelle affezioni influenzali è l’infuso delle foglie d’olivo (10 g in 100 ml di acqua bollente, a infusione lunga, 3 volte al giorno).

Dalle foglie si ottengono anche l’estratto secco, la tintura alcolica e il gemmoderivato. Queste preparazioni sono consigliate per abbassare la pressione sanguigna e la glicemia, prevenire malattie vascolari e migliorare l’assorbimento delle sostanze nutrienti. Tra i Fiori di Bach, “Olive”, il rimedio floreale ottenuto dai fiori di olivo, sostiene le persone in preda a un grave esaurimento psico-fisico.

La polvere di foglie d’olivo è un ingrediente di una polvere insettifuga e inodore per cani e gatti, per tenere pulita la cuccia e rendere lucido il pelo.

Olio d’oliva extravergine

“L’olio d’oliva e, nella sua varietà più comune e neutra, è moderatamente caldo e umido e tuttavia può divenire caldo e secco, freddo, mordace, astringente, ecc. a seconda delle varietà”

Per uso interno, è indicato soprattutto per curare la stipsi cronica (1 cucchiaio a stomaco vuoto prima di colazione), l’infiammazione delle mucose orali (sciacqui) e la gastrite (1 cucchiaino tre volte al giorno prima dei pasti). Si raccomanda sempre di usare olio ottenuto da olive coltivate con il metodo biologico o biodinamico. L’uso esterno dell’olio di oliva ha una lunga tradizione, sia nella cura del corpo, sia nel culto. La cosmesi naturale sta riscoprendo l’olio d’oliva come ingrediente di qualità per lozioni, creme, sieri e gel. L’intero fitocomplesso dell’olio di oliva e in particolare lo squalene lo rende indicato nella cura della pelle delicata, infiammata, screpolata. È un ottimo ricostituente dei capelli quando appaiono sfibrati e opachi dopo l’estate. Ogni due settimane si applica dell’olio di oliva caldo sui capelli e il cuoio capelluto e si lascia agire per almeno due ore.

Con l’olio di oliva si preparano infine i cosiddetti oleoliti, macerazioni oleose di piante medicinali come l’achillea, l’elicriso, l’iperico e la calendula che servono per massaggi, impacchi e preparazioni. Gli oleoliti sono la base dei cosiddetti unguenti, che sono pomate nutrienti e lenitive con oli e cere.

L’olivo caratterizza i paesaggi mediterranei dalla notte dei tempi. Con il suo tronco a volte contorto, pieno di aperture e fratture resiste egregiamente alle intemperie. Dopo una gelata la parte aerea soffre ma prontamente la pianta forma nuovi polloni che si dirigono eretti verso il cielo.

*Siediti ai piedi di un vecchio ulivo per provare la saggezza di una pianta coltivata dalle origini antiche e dalla linfa che scorre tenace per trasformarsi nei frutti in splendido, caloroso e nutriente olio. Scegli di immergerti nella sua chioma bevendo l’infuso di foglie quando senti il bisogno di dare aria, luminosità e fluidità al tuo organismo, ma anche resistenza ad avversità esterne e, soprattutto, più ritmo a tutta la circolazione.

Il Sole caratterizza come pianeti la pianta d’ulivo, Saturno nella sua longevità e Mercurio nella sua qualità riequilibrante. La sua “natura” per gli antichi era “calda e umida”.

“Così, tu che sei in grado di distinguere, dirai che l’olio non è ne caldo ne freddo, come nel caso di un uomo che sia in buon equilibrio.” (GALEN. XI 561 K)

Karin Mecozzi (tratto e ampliato da ARS HERBARIA, piante medicinali nel respiro dell’anno, 2a edizione aggiornata, 2019 Editrice Natura e Cultura.)

Rafforzamento nel periodo di transizione: i semi delle piante

Alla fine dell’estate, la natura ci offre uno dei più misteriosi e potenti doni: i semi delle piante. I semi concentrano la luce, il calore, la vitalità di una specie e la forza di crescita di un’intera primavera e estate. Chiudono un anno vegetale e promettono nuova vita.

Strato dopo strato, il seme cresce nel germoglio del frutto, è legnoso o liscio, grande come una capocchia di spillo o un uovo, rotondo e liscio o gibboso, asimmetrico. Alcuni semi sono profumati se strofinati, altri contengono preziosi oli alimentari (oliva, mandorla, nocciola, mais, ecc.), cosmetici (avocado, noccioli di albicocca), medicinali (olivello spinoso, semi di borragine, cumino nero).

I semi sono l’espressione di ciò che è stato compiuto, che è stato arrotondato ma, allo stesso tempo, ospitano un nuovo germe.

In autunno si raccolgono i semi delle piante, si selezionano, si immagazzinano le scorte e si seminano i semi di cereali per il nuovo anno. Mentre le giornate si accorciano, le foglie e i fiori svaniscono e le erbe si seccano, innumerevoli semi rimangono nel terreno. Chi vive in campagna ha la fortuna di potersi adattare al cambiamento che avviene nelle persone e nella natura a novembre. Giorno dopo giorno, si nota come la vita sembra ritirarsi e le cose diventano più silenziose nella natura. Tra l’elemento Terra e Acqua, che governano questa stagione, l’organismo può dare segnali di disturbo. Può succedere, allora, che si diventa rapidamente stanchi, che la digestione rallenti e che le difese si abbassino. Non si è “malati” ma vale la pena di prestare attenzione ai segnali del corpo e dell’anima. Spesso è utile modificare l’alimentazione, fare più pause e dedicare un po’ di tempo alla contemplazione della natura per armonizzarsi con i ritmi cosmici e terrestri.

Monastero di Fonte Avellana PU

All’inizio dell’autunno, i semi delle piante medicinali sono un aiuto particolarmente prezioso. Rispetto agli altri semi di piante, sono caratterizzati da una grande resistenza: molti semi di piante medicinali devono essere messi a bagno, scarificati o congelati prima della semina per poter germogliare. I semi di piante ombrellifere come il cumino, il finocchio, il coriandolo, l’anice e il cumino nero contengono oli essenziali che aiutano a digerire, alleviano la flatulenza e le coliche intestinali e agiscono anche egregiamente sull’apparato respiratorio, calmando la tosse e il catarro.

In autunno si può preparare un infuso aromatico con i semi di varie piante: ha un effetto benefico sulla digestione e sulla respirazione, è generalmente tonificante e aumenta le difese dell’organismo:

Prepara una miscela di 20 g di semi di finocchio, 20 g di semi di anice, 10 g di galbuli di ginepro, 20 g di semi di rosa canina, 20 baccelli di cardamomo (leggermente aperti), grattugia sulla miscela 2 pizzichi di noce moscata, mescola bene e conserva la miscela in un contenitore di vetro ermetico per non più di 2 mesi, altrimenti gli oli essenziali evaporano. Per 2 tazze, contundi un cucchiaio di miscela in un mortaio e infondi in 400 ml di acqua bollente per 10 minuti. Addolcisci con miele di fiori e sorseggia lentamente, soprattutto a San Martino (11 novembre).
Karin Mecozzi Erborista

Il testo è tratto dal mio articolo in tedesco nel periodico “Ernährungsrundbrief” a cura dell’Istituto di Ricerca e formazione Arbeitskreis für Ernährungsforschung, Bad Vilbel DE, che ringrazio.

Incontri balsamici in autunno: Santoreggia

Incontro ravvicinato con Satureja montana L., presumo si tratti della subspecie “appenninica”. Nel video che trovi sul mio canale (sperimentale!) youtube, parlo brevemente dei suoi poteri disinfettanti e aromatici in cucina. https://www.youtube.com/shorts/Yx1gOuO-j-w

La santoreggia è un’erba balsamica di prima scelta nelle malattie da raffreddamento, come tisana e per applicazioni esterne, tra cui i tradizionali suffumigi. Sacra alla Dea Athene per aumentare le facoltà di pensiero (schiarisce i pensieri, rende più desti) e dell’intelligenza. E’ una pianta tonificante, con una punta di Marte che spinge a superare dubbi e incertezze, debolezza e mancanza di calore.

L’elemento aria per i contenuti aromatici e l’innalzarsi ritmico della parte verde e l’elemento fuoco per i principi pungenti, riscaldanti e disseccanti nascondono un tocco lunare che osserviamo nella dolcezza del fiore, dal bianco al rosa violaceo, ricco di nettare per le api e nell’alto contenuto di clorofilla nelle foglie.

Per due tazze di tisana fumante e balsamica versa 400 ml di acqua bollente su due cucchiai rasi di foglie e fiori essiccati di santoreggia, lascia in infusione per 6 minuti, filtra e dolcifica con del buon miele.

Un oleolito con la parte aerea raccolto in questo periodo conclude la stagione degli estratti grassi e completa l’erboteca famigliare per massaggiare il petto a grandi e piccoli in caso di raffreddore e tosse, articolazioni dolenti o muscoli affaticati e zone attaccate da malattie fungine come le unghie dei diti dei piedi. (Non usarlo su mucose interne, è irritante).

Satureja montana L.