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Profumi e olfatto

Nel linguaggio comune, una persona che trova istintivamente l’essenza delle cose ha “buon fiuto”. Cosa esprime questa immagine? Il senso dell’olfatto è connesso con la percezione immediata delle cose non materiali (odori e profumi sono volatili, invisibili) e permette anche di distinguere le sostanze. Nell’odorare, l’attenzione si acuisce, anche se inconsapevolmente.

L’odorare può essere definito un “tastare interiore”. Un odore supera quasi sempre la barriera della razionalità e penetra nella nostra interiorità come percezione sensoriale, dando vita a sensazioni di simpatia o antipatia. E’ difficile non dare giudizi nel mondo degli odori! La nostra memoria conserva il ricordo di un profumo per tutta la vita, quasi lasciasse una traccia. Riconosciamo il profumo di un fiore dopo anni, la fragranza di un tipo di tè, l’odore di un cibo dell’infanzia.

Vediamo dunque da un lato il nostro senso dell’olfatto, l’odorare. Cosa troviamo, invece, nel mondo delle sostanze vegetali? Al nostro senso dell’odorato vengono incontro gli oli essenziali (o oli eterici), portatori dei profumi e degli odori. Sono sostanze complesse con molteplici funzioni per le piante, gli animali e l’uomo. Con il progredire della bella stagione, le piante sviluppano oli essenziali e si avvolgono in essi come in un manto. Rudolf Steiner parla del “corpo dell’odore” delle piante e afferma che “sulla Terra tutte le piante emanano profumo, anche se non riusciamo sempre a sentirlo. Le piante percepiscono gli odori che provengono dall’universo e si rivolgono ad essi come per orientarsi“.

da  Karin Mecozzi, “ARS HERBARIA – Piante medicinali nel respiro dell’anno”, Natura e Cultura Editrice, www.naturaecultura.com

 

 

Donne …. con il ciclo, tante cose da fare e poca energia: ho sperimentato la bevanda al ROSMARINO, da portare anche in viaggio e in studio.

Che cosa succederebbe se un coccodrillo bussasse alla vostra porta chiedendo un po’ di rosmarino?
(Gianni Rodari)

TONICO “sprint” al rosmarino (Rosmarinus officinalis L.)

Ricetta davvero efficace per donne al lavoro che, durante il ciclo mestruale, soffrono di bassa pressione sanguigna, giramenti di testa o nausea. E per i signori uomini? L’infuso concentrato rinvigorisce, asciuga, depura, mentre il suo idrolato è un ingrediente fondamentale quando preparo l’acqua di colonia naturale dopo barba.

Ecco dunque il TONICO veloce, da bere tra le 9.00 e le 11.30 del mattina:

500 ml di acqua possibilmente poco calcarea,  2 cucchiai da tavola di Rosmarinus officinalis TINTURA MADRE, 2 cucchiai da tavola di miele biodinamico (meglio di castagno). Porta l’acqua a poco prima dell’ebollizione (compaiono le prime bollicine sul fondo della pentola), spegni. Versa la tintura madre di rosmarino di ottima qualità in un thermos, versa l’acqua calda e aggiungi il miele mescolando con cura. Sorseggia il tonico nell’arco della mattinata. L’effetto è sbaldorditivo, diminuisce il bisogno di bere caffè.

Anche il ROSMARINO FRESCO è tonificante: aggiungi dei rametti ai tuoi piatti di verdure, alla carne bianca, al pesce e ai legumi. Ricordati di essiccare qualche ramo quando è in fiore, l’infuso di rosmarino è utile in caso di cali di pressione, cefalea, digestione lenta, raffreddore. Aiuta ad essere desti e presenti, riscalda dall’interno e, con il suo olio essenziale, purifica gli ambienti di lavoro e di studio.

 

 

 

Corso “Essenze d’estate”

Per l’arrivo dell’estate stiamo preparando un nuovo appuntamento di erboristeria e cultura del paesaggio al Monastero di Fonte Avellana, nelle Marche. L’esperta e bravissima collega Doris Karadar, erborista e aromatologa di Bolzano presenta le basi dell’aromatologia nelle sue APPLICAZIONI PRATICHE, con cenni alla qualità degli oli, all’estrazione, gli idrolati e i possibili rimedi per il benessere quotidiano. Augusta D’Andrassi, dottore forestale nonchè docente e guida AIGAE, ci svelerà aspetti degli oli essenziali VISTI DALLE PIANTE STESSE. Io, Karin, ho a cuore le connessioni tra i ritmi della natura, dell’uomo e del cosmo e inviterò alla conoscenza delle nostre fedeli erbe di stagione, ai rimedi erboristici e all’uso degli oleoliti.
Venite ad ESTRARRE IL CALORE in estate, dal 29 giugno al 1 luglio nelle belle Marche, a presto con il programma completo!

Piante medicinali antiche, poco usate, della Flora italiana

Marrubium incanum L.

Marrubium incanum L. – weisser Andorn – Marrubio bianco, con la sua “lanugine” morbida e protettiva. Ecco, qui vedete come NON si disidrata una Lamiacea sotto il sole estivo.
Pianta da studiare e da provare – l’infuso non ha un sapore forte, e non sono sicura che un idrolito costituisca l’estrazione giusta. Il marrubio è comunque una pianta medicinale tradizionale, descritta in diverse farmacopee europee.
Proverò a farne una tintura e -perchè no- un oleolito per massaggiare il diaframma e prevenire l’aerofagia.
Il marrubio mi affascina per i suoi composti aromatici amari, agisce particolarmente sul fegato, la colecisti, il pancreas, lo stomaco. Anche sul sistema ritmico, quindi nelle affezioni da raffreddamento dell’apparato respiratorio.
Tutta da scoprire, anche perchè le montagne del nostro Appennino ne sono ricoperte (qui sul Monte Roma a fine maggio 2017).
E’ bella da vedere, amata dalle api, può decorare le bordure del giardino aromatico…. marrubium incanum l.


Monastero di Fonte Avellana, Serra Sant’Abbondio (PU)

11 -13 maggio 2018

Fiori di maggio
Erbe, fiori e paesaggio in primavera

Corso teorico pratico di erboristeria, floriterapia, botanica e cultura del paesaggio a cura di

Karin Mecozzi, Biancarosa Romano, Fabio Taffetani, con la partecipazione di Franco Barbadoro

L’incontro è dedicato al miracolo del fiore che rende la pianta un individuo. Nel fiore la pianta si apre al cosmo, al mondo animale, ai nostri sensi dando colore al paesaggio, dentro e fuori di noi.
Il corso è aperto a tutti gli interessati, prevede lezioni teoriche e pratiche e passeggiate di osservazione e raccolta in natura. Argomenti del corso:
• Dalla foglia al fiore: erboristeria stagionale, erbe e piante medicinali da raccogliere e trasformare
• Botanica e ecologia del paesaggio appenninico, passeggiata conoscitiva.
• Le essenze floreali del grande Edward Bach: il suo concetto di salute e la floriterapia, dal fiore alla preparazione
• Il mondo in una montagna. Le ricerche di Dom Raffaele Piccinini e la flora, la storia e la cultura del Monte Catria. Franco Barbadoro

Venerdì, 11.05.2018

14.30 Erboristeria stagionale: paesaggio e piante medicinali in primavera. Karin Mecozzi
16.00 Osservazione della natura a Fonte Avellana
17.00 Floriterapia I: Passeggiando con Edward Bach, filosofia e il concetto di malattia. Biancarosa Romano
18.45 Conclusione del pomeriggio
19.30 Cena

Sabato, 12.05.2018

09.00 Floriterapia II: Cosa sono e come agiscono le Essenze floreali e loro preparazione. Biancarosa Romano
10.00 Passeggiata botanica con osservazione di piante e paesaggio, cenni sulle specie erboristiche e da floriterapia. Fabio Taffetani, Karin Mecozzi, Biancarosa Romano
17.00 Rientro
17.30 Le piante spontanee nella tradizione appenninica. Indicazioni per allestire un erbario. Fabio Taffetani
18.30 Chiusura parte pomeridiana
19.30 Cena
20.45 Il mondo in una montagna. Le ricerche di Dom Raffaele Piccinini e la flora, la storia e la cultura del Monte Catria. Franco Barbadoro

Domenica, 13.05.2018

08.30 Fitopreparazioni stagionali: raccolta e trasformazione di specie tipiche spontanee. Karin Mecozzi, Biancarosa Romano
11.00 Chiusura del corso

Costi:

Partecipazione al corso dal 11 al 13.05.2018 80,00 €
2 notti a pensione completa 120,00 €
(si prega di prenotare direttamente in Foresteria)

Come iscriversi al corso

• Versare la quota del corso di € 80,00 su IBAN IT53R0359901899050188517936 Associazione culturale THALEIA entro il 08.05.2018
• Inviare e-mail con copia del versamento a karin.mecozzi@aruba.it specificando nome, indirizzo e numero di telefono. (Si accettano solo iscrizioni per e-mail, in caso di rinuncia nei 2 giorni antecedenti al corso, la quota non sarà rimborsata)

Come prenotare il soggiorno
Prenotare il soggiorno al Monastero di Fonte Avellana inviando una e-mail a foresteria@fonteavellana.it. La quota per l’ospitalità dalla cena di venerdì a domenica a pranzo è di € 120,00. Si prega di portare biancheria da letto e asciugamani. I pasti sono vegetariani. Informazioni sul soggiorno: 0721 730261

Informazioni e aggiornamenti
karin.mecozzi@aruba.it
Tel. 349 8383231
www.karinmecozzi.com

Frittata dello Scarzito

Oggi a Sefro, paese dell’Alta Valle del Potenza, ho colto l’occasione per prendermi un bel sacchetto di ortiche fresche, lungo il torrente Scarzito, nelle “Canapine”, gli orti un po’ trascurati appena fuori il paese. Ortiche fragranti, unite a uova, latte e spezie, tra cui lo zafferano della Valle del Nera. Ottima!

3 uova intere
latte quanto basta per montarle
sale, noce moscata, 4 stimmi di zafferano


tre manciate di ortica fresca, appena saltata con porro o cipolla in olio di oliva evo.
Saltare l’ortica, aggiungere le uova sbattute nel latte (di mucca o di cereali) unendo le spezie. Dorare da entrambe i lati e servire ben calda (o fredda per il picnic) con insalata mista e riso rosso.

Piante medicinali, uomo e paesaggio in dialogo

Verso una percezione del vivente

Quando si studia una pianta medicinale, generalmente si tende a tentare di afferrarne subito le particolarità indagando sui dettagli e si assume un atteggiamento distaccato concentrandosi sull’analisi dei fatti. Si usano unità di misura per quantificare sostanze e funzioni e si giunge a dei risultati fondati sulla conoscenza esatta delle manifestazioni esteriori (accade, per esempio, nella classificazione delle specie dal punto di vista botanico e nello studio dei princìpi attivi di una pianta).

Questa è la percezione oggettiva, la base dell’indagine sul piano fisico-materiale rivolta alla realtà materiale di un oggetto. In questo approccio – ampiamente usato dalle scienze naturali moderne –, chi fa ricerca (e studia il mondo della natura) si avvale della sperimentazione in laboratorio e di strumenti tecnologici appropriati. Chi indaga non vuole avere alcuna influenza sui risultati dello studio, rimane separato dall’oggetto e non è coinvolto nella ricerca come soggetto. In questo modo lo scienziato o ricercatore cerca di ottenere la massima oggettività; ogni esperimento deve essere ripetibile per costituire una base scientifica.

Al distacco tra ricercatore e oggetto di ricerca si oppone già Johann Wolfgang von Goethe, naturalista appassionato oltre che poeta e letterato, effettuando ricerche sui fenomeni della natura che oggi definiremmo “olistiche”. Nei suoi studi, Goethe giunge alla seguente conclusione: un risultato di ricerca è scientifico quando i dettagli dell’analisi servono per comporre una visione d’insieme dell’oggetto, e il ricercatore – per Goethe il vero scienziato si distingue proprio per un modo di pensare cristallino e l’elevato senso morale – è direttamente coinvolto nell’indagine. Come pioniere, Goethe va oltre l’indagine puramente positivistica e sviluppa un nuovo metodo di osservazione dei fenomeni nella natura. Dobbiamo all’instancabile ricercatore umanista e naturalista delle scoperte considerevoli, nel campo dell’anatomia umana e della botanica*. Nella cosiddetta osservazione fenomenologica adottata nella ricerca goetheanistica e antroposofica* l’osservatore partecipa consapevolmente allo stesso atto di percezione, alternando l’attenzione tra i fenomeni che si manifestano all’esterno e le impressioni, i pensieri e gli impulsi ad agire. L’obiettivo è passare dall’atteggiamento distaccato della percezione oggettivistica, e dallo studio dei fenomeni esterni alla percezione anche del proprio pensare e percepire. Per questo, nei gruppi di ricerca ad orientamento antroposofico sulle piante medicinali e il paesaggio si dedica una particolare attenzione all’osservazione, allo sviluppo ed ampliamento della percezione e al raggiungimento di una conoscenza dell’insieme, oltre allo studio botanico, erboristico e paesaggistico.

*Nota: Nella ricerca olistica, ad esempio goetheanistica ed antroposofica sulle piante medicinali, l’approccio scientifico naturale convenzionale è accompagnato dall’esperienza diretta e sensoriale dell’osservatore ed è avvalorato dai cosiddetti metodi di indagine per immagini. Chi si appassiona al metodo conoscitivo olistico goetheanistico troverà argomenti stimolanti nel libro del noto fisico e ricercatore Henri Bortoft “The wholeness of Nature”, Floris Books (UK)

 

Aglio o non aglio? Alliaria!

Dopo i mesi invernali sentiamo il bisogno di eliminare liquidi, ritrovare tono ed elasticità, ci viene voglia di verde e di fresco, di pietanze che ci dissetino e al tempo stesso risveglini i nostri sensi.
Una delle erbe da usare in primavera è l’alliaria (Alliaria petiolata (Bieb.) Cavara&Grande) della famiglia delle Brassicaceae.
Spunta a fine marzo e in aprile lungo stradine di campagna e sotto le siepi. Ama i terreni ricchi di nitrati, non troppo pesanti. Il suo portamento è grazioso: le foglie sono cuoriformi, dal bordo crenato, il fusto è ben dritto e i fiori a quattro petali profumano delicatamente.
Le foglie, ricche di clorofilla e sostanze aromatiche, emanano un forte odore di aglio, ma sono più digeribili, l’aroma è meno persisente e più fragrante. Anche i bambini la apprezzano, aggiungerla a piccole dosi ai loro pasti è salutare!
Per condire le pietanze cotte o crude o per un gustoso pesto di erbette primaverili si raccolgono le foglie di alliaria alla mattina presto, meglio se in costellazioni di “Acqua” sul calendario biodinamico. Si usano fresche, tritate o spezzettate su verdure cotte, insalate, pesce, carne, frittate di uova e torte salate.
Anche i fiori sono commestibili, belli per ornare i piatti, la ricotta fresca, la salsa allo yoghurt. In Germania si usano perfino le radici, proprio come il rafano, suo “parente”.
Come pianta medicinale, l’alliaria contiene glucosinolati, enzimi, saponina, oli essenziali e vitamina C ed è considerata depurativa e digestiva. E’ una delle piante più adatte in primavera, da usare nella “cura primaverile” per drenare gli organi emuntori, far risplendere pelle e capelli e alleggerire il corpo. Si usa solo fresca, mai essiccata – è il perfetto esempio di quanto possano aiutare le umili erbe primaverili, cibo e farmaco al tempo stesso.
Nell’erboristeria tradizionale è nota sin dal medioevo per combattere le carenze alimentari (scorbuto), aiutare l’appetito, depurare il sangue e lenire i dolori reumatici.
Le foglie contuse sono vulnerarie: come rimedio di “pronto soccorso” si applicano su piccole ferite da taglio o escoriazioni.

photo: Kevin C. Nixon, http://www.diversityoflife.org