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Luminoso SALICE, albero medicinale dei paesaggi fluviali (Salix alba L.)

Poiché io farò scorrere acqua sulla steppa,

torrenti su un terreno arido.

Spanderò il mio spirito sulla tua discendenza,

la mia benedizione sui tuoi posteri,

cresceranno come erba in mezzo all’acqua,

come salici lungo acque correnti.

(Isaia 44,3-4)

Osservazione della pianta nel paesaggio

 Prima estate, le foreste, le siepi, i campi e i prati risplendono di verde. Nel fondovalle una lunga collana argentea accompagna il Potenza, fiume che nasce nell’Appennino umbro marchigiano. Laddove sorgevano grandi laghi, nel letto sassoso del fiume e lungo le sponde affondano le radici salici, pioppi e sambuchi. Tappeti di menta aquatica, salcerella, nasturzio e petasite formano foglie variopinte, aromatiche e fiori odorosi. Sul ciglio si innalzano candide angeliche selvatiche e fiori d’epilobio, dal bel rosa porpora.

Si muovono nel vento i rami del salice bianco (Salix alba L., famiglia delle Salicaceae), ben saldo nell’umida terra bruna. Porta acqua ricca di ossigeno verso l’alto, fino nei rami flessuosi dove incontra il sole primaverile e apre fiori profumati, offrendo polline e nettare come nutrimento prezioso al mondo degli insetti dopo un lungo inverno. Solo ora, a fiori aperti, nascono le foglie che ricordano piccole falci di luna argentate.

Salix alba L. in Appennino, ph. K. Mecozzi

In tutto il mondo il salice è consacrato a delle divinità, dal Sudamerica alla Scandinavia, dalla Grecia alla Mongolia. Nella mitologia classica troviamo il salice sacro a Demetra, madredea della terra feconda, e Persefone, triste regina dell’oltretomba. Madre e figlia, sono riunite nell’appassionante mito di Omero, in cui il respiro delle stagioni, l’avvicendarsi di luce e ombra è la cornice delle vicende degli dei dell’Antica Grecia.

Nei miti nordici, nei salici si venerano Birgitta, dea della luce, ma anche Morrigan, dea della morte. Con flauti di legno di salice i Celti davano voce agli spiriti dei defunti, e con le fronde legate a covoni, poi incendiati, allontanava l’oscurità dell’inverno e i suoi demoni.

Il salice segna dunque, nel paesaggio e nella sua simbologia, una soglia tra buio e luce, tra terra/acqua e luce/calore, tra fiumi e laghi e terra ferma. Ne parlano filastrocche e formule magiche invocate nei riti delle civiltà indoeuropee e precedenti[1]. Interessante è l’uso delle foglie e degli amenti per contenere la libido, troviamo ricette di decotti nei testi dei medici erboristi fino ad arrivare al nostro Mattioli. Salix diventa una pianta sacra alla Vergine Maria, e viene piantato nei giardini monastici.

L’albero in botanica

Salix alba, albero caducifoglio della famiglia delle Salicaceae, a crescita rapida, sovente pollonifero, raggiunge 25 m di altezza. La corteccia è grigia e liscia, poi reticolata, i rami flessuosi e le foglie alterne, lanceolate, seghettate, portano minuscole ghiandole nettarifere sui margini. La parte superiore della foglia è verdi lucida e glabra, l’inferiore bianca e tomentosa.

La pianta è dioica, forma fiori maschili, lunghi e profumati amenti gialli, e fiori femminili più esili e verdi. L’impollinazione avviene attraverso il vento e gli insetti bottinatori, tra cui l’ape selvatica, l’ape domestica e il bombo. Dai frutti maturano semi cotonosi, muniti di pappi.

Sponde, alvei fluviali, boschi umidi, aree lacustri sono gli habitat d’elezione delle diverse specie di salice (30 spontanee in Italia). Coltivati tradizionalmente per il legno e i rami con cui si legano le viti e si intrecciano cesti e staccionate – i Celti costruivano le pareti delle capanne con rami e fronde e terra e argilla – i salici si possono riprodurre facilmente piantando direttamente in terra dei giovani rami. Il legno è un buon combustibile, viene usato per la cellulosa e la fabbricazione di imballaggi e utensili. Dalla corteccia si ottiene una concia per le pelli e un colorante giallo per tingere tessuti.

Ambiente fluviale, alberi tra acqua e luce. Fiume Metauro (PU), ph. Karin Mecozzi

“ Ubi morbus ibi rimedium” – Salix alba nella cura dell’uomo

Il salice da l’immagine di una pianta “con i piedi perennemente in ammollo”, cresce rigoglioso, con i suoi rami flessibili e leggeri, le foglie argentate e i fiori bianchi e dorati. Il rapporto dell’albero con acqua, terra, aria e luce, ben noto alla medicina tradizionale, lo rende un rimedio che raffredda e lenisce, contiene e concentra, mette in moto i fluidi, sudore, urina, sangue. L’estratto di corteccia, dal decotto alla soluzione idroalcolica, è indicato innanzitutto come ottimo febbrifugo, antidolorifico e antireumatico. Trova impiego nell’influenza stagionale, nel raffreddore, nelle cefalee di vario genere, nei dolori muscolari e articolari, anche esternamente come frizioni e bagni nella fibromialgia.

La droga in erboristeria è costituita dalla corteccia dei giovani rami (Salici cortex), dagli amenti maschili, dalle foglie fresche ed essiccate, dalla linfa. Le principali sostanze contenute, prevalentemente nella corteccia, sono: glicoside salicilico (salicina), acido salicilico, acido caffeico, flavonoidi, tannini, gomme, cere, resine.

Per applicazioni esterne possiamo raccogliere foglie di salice da aprile a settembre, per tisane e decotti la corteccia in primavera. Il carbone del legno di salice è un ottimo disinfettante assorbente, usato tradizionalmente in veterinaria, nelle intossicazioni e nelle diarree.  Può essere aggiunto al dentifricio, non è abrasivo.

Nelle malattie invernali, il salice è di grande aiuto per le proprietà sudorifere, diuretiche, tonificanti e rilassanti. L’estratto viene inserito tradizionalmente nei composti per curare stati d’animo di tensione, ansia, angoscia, che caratterizzano anche i disturbi stagionali e riguardano la sfera del ritmo e neuro-sensoriale.

Può risultare irritante per le mucose dello stomaco, tuttavia, se assunto in grandi quantità. Ciò avviene in misura molto minore del prodotto di sintesi, l’acido acetilsalicilico, noto anche come aspirina.

Nel nostro organismo la salicina del salice si trasforma in saligenina e in acido salicilico e può causare reazioni allergiche a chi è predisposto. Particolare attenzione deve essere presa anche da chi soffre di ulcera gastrica e sindrome di Gilbert. In dosi contenute gli estratti di Salix alba sono generalmente ben tollerati. Interessante è che non fluidificano il sangue[2] come l’acido acetilsalicilico e possono essere usati anche dopo operazioni e in terapia anticoagulante (solo sotto stretto controllo medico!).

Il salice è una potente pianta medicinale e come rimedio va sempre preparato, dosato e consigliato da un esperto erborista, farmacista e medico esperto in fitoterapia. La corteccia sfusa, meglio intera piuttosto che in polvere, acquistata in commercio non deve superare due anni dal raccolto.

In “Piante medicinali” Wilhelm Pelikan[3] ci dona un’immagine meravigliosa dell’albero in eterna tensione tra morte e vita, tra l’oscurità della terra e l’umidità dell’acqua in cui ama vivere e il fuoco. Il calore, il fuoco si manifestano nella profumata e precoce fioritura dei salici in generale, nelle ghiandole nettarifere collocate sulle foglie (!) e nel rapporto con il mondo di api e insetti.

Nel rimedio “Digestodoron” la farmacopea antroposofica offre una soluzione benefica (anche in compresse) che sostiene i processi digestivi nel loro ritmo, tonificando stomaco e intestino. Può accompagnare la terapia nelle malattie croniche del sistema motorio, del fegato e del sangue.

Tisana di salice bianco:

Alcune indicazioni*: raffreddore e febbre, cefalea da cambio di stagione, nella sindrome premestruale, coadiuvante nel trattamento delle malattie esantematiche dei bimbi, dei disturbi della pelle, esternamente per lavaggi e spugnature per curare ferite, cicatrici, foruncoli, micosi.

Alla sera metti a bagno 5 g di corteccia di salice bianco ben contusa in 300 ml di acqua fredda. Alla mattina porta ad ebollizione, lascia sobbollire lentamente per 5 minuti e filtra dopo un’ulteriore infusione di 10 minuti. Bevi a tazzine lontana dai pasti, anche fredda.

Se risultasse irritante per lo stomaco usa un “macerato freddo”, porta il tempo di infusione fredda ad almeno 12 ore, poi riscalda (non oltre 45°C) e filtra.

*le indicazioni sono generiche, per curarti con estratti di piante medicinali, sia in acuto, sia nei disturbi cronici, consulta un professionista.

Autrice: Karin Mecozzi, erborista diplomata all’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, formazione in, osservazione goetheanistica della natura, agricoltura biodinamica, naturopatia antroposofica. Raccoglitrice e coltivatrice, insegna erboristeria in corsi e seminari. Pubblica articoli in italiano, tedesco e inglese. Autrice di “Ars herbaria, piante medicinali nel respiro dell’anno” e “Verde resilienza, erboristeria pratica nel cambiamento” (Natura e Cultura Editrice), “Ars herbaria, Heilpflanzen im Jahreslauf” (Verlag am Goetheanum). Per contatti: karin.mecozzi@gmail.com – www.karinmecozzi.com


[1] Pflanzen der Kelten, W.D. Storl, AT Verlag, 2015

[2] Praxis Heilpflanzenkunde, Bühring Ursel et al., 2016, Thieme Verlag

[3] Piante medicinali, Volume II, Wilhelm Pelikan,, Editrice Natura e Cultura, Savona.

Herbstsonnenwende: Walnüsse – Kraftnahrung für Körper und Geist

Das Jahr hat einen großen Bogen gezogen, vom winterlichen Beginn im Januar über den feuchtwarmen, grünenden Frühling bis hin zum üppigen Sommer, der für Mensch und Tier nie mehr enden sollte in seiner Sonnenhaftigkeit, mit all seiner Nahrung.

Nun ist es Herbst, und ich sehe es seit langem kommen, wie Pflanzen sich müde hinunterbeugen, erstes Laub von den Bäumen fällt, wie Körner und Samen zur Erde wollen und der Tag sich früher mit der Nacht vermählt. Die Sonnenwende im September hüllt die Landschaft am Morgen in erste Nebelkleider und mittags in das prächtigste, warme Sonnenlicht. Die Weinlese an den Hängen, Obsternte in den Tälern, Holzfuhren für den Winter in Richtung Dörfer, Abschied von der Feldarbeit nach der Hirsernte, den Garten noch abernten, Gewürzkräuter schneiden. Ich ernte heilsame Kräuterwurzeln, halte Aussicht nach blühendem Bergbohnenkraut, nach duftenden Goldruten und den letzten Weideröschen – sie kommen zusammen in ein Unterleib-Nierenelixier.

Es ist eine gute Zeit, um uns mit dem Abschließen, Reinigen und dem inneren Loslassen zu befassen. Spüren, wo es langgeht nach dem extrovertierten Sommer, Innehalten, Gleichgewicht und Mitte suchen, ins Herz hineinhorchen. Eine Blutreinigungskur oder Fasten helfen dabei, gleichzeitig sollten wir aber auch Wert auf Stärkung legen. Denn im Herbst gibt es im großzügigen Reich der Heil- und Nahrungspflanzen auch Helfer, die stärken, uns von Grund auf nähren und den Boden bereiten für ein starkes Abwehrsystem. Hier fällt mir gleich der Walnussbaum (Juglans regia) ein, aus der Familie der Juglandaceae. Er soll aus dem Fernen Osten nach Europa gekommen sein und hat sich im Apennin als kultivierter Baum gut eingebürgert, so dass man des Öfteren junge wilde Nussbäume trifft, vor allem in den Tälern und in der Nähe von Höfen und Weilern.

aus: walnussbaum.info

Es wird Zeit, im September die großen, braunen Walnüsse samt ihrer papierartigen, fast wächsernen Schale aufzulesen, denn sie fallen vom Nachbarsbaum in unseren Garten und füllen jedes Jahr einen großen Korb.

Anwendungen von Walnüssen als Heilmittel:

  • kräftigen das Verdauungssystem mit wertvollen Gerbstoffen und Bitterstoffen
  • enthalten viele Faserstoffe, bei Verstopfung
  • Vitamin B, A, C, Folsäure, Magnesium, Kalium, Zink, Eisen,
  • Antioxidantien stärken das Immunsystem, Omega-3-Fettsäuren das Herz
  • Wirken regulierend auf den Cholesterinspiegel
  • Sollen gegen Schwangerschaftsübelkeit helfen
  • Stärken die Manneskraft
  • Sind unersetzlich in stressigen Zeiten, helfen beim Durchschlafen
  • Unterstützen unser Gedächtnis: Walnüsse gehören in jedes gute Studentenfutter!
  • Bei Regelschmerzen, Spannen von Bauch und Busen vor der Regel, müden Beinen und sonstigen Frauenbeschwerden, bis hin zur Menopause: täglich ein paar Walnüsse essen, gut einspeicheln und kauen, dazu einen Schluck gute Rohmilch oder Kefir, oder honiggesüßten Kräutertee*** trinken.

Für einen guten ***Frauentee gleiche Teile aus Himbeerblättern, auch Brombeere, Frauenmantel, Goldrute, Ringelblume und eine Prise Immortelle und Schafgarbe mischen, eine Prise überbrühen und nach 15 Minuten filtern.)

foto weg baumschulehorstmann

Übrigens verursacht das Verzehren von Walnüssen manchmal ein Jucken und Brennen im Mund- und Rachenraum, ist jedoch nur bei echter Baumnussallergie besorgniserregend, ansonsten lässt die natürliche Reaktion auf die Gerbstoffe der Walnuss rasch nach.

Eine gute Michaelizeit, viel Inspiration zur Herbstsonnenwende, Eure

Karin, Herboristin

….. am liebsten draußen, in der wilden Landschaft

maturazione d’estate

Nei giorni più caldi dell’anno la natura porta a compimento il suo sviluppo
e si riversa nella maturazione.

Il processo di maturazione è paragonabile alla cottura degli alimenti che utilizziamo quotidianamente. Le sostanze vegetali “crude” si trasformano maturando e diventano assimilabili. In questo modo nutrono animali e uomini. Cereali, legumi, frutti e ortaggi portano a termine la formazione di zuccheri, proteine e grassi e si riempiono di colori, profumi e sapori. Trasmettono inoltre qualità cosmiche, “soprasensibili” che nutrono l’uomo allo stesso modo delle sostanze materiali. Insieme ai principi attivi delle piante e ai nutrienti, le puoi immagazzinare per le stagioni più fredde, formare riserve.

Durante tutta l’estate, puoi avvalerti della maturazione di innumerevoli piante medicinali, aromatiche, commestibili ed anche velenose (impara a riconoscerle). Quanti modi per estrarre le erbe – quali saranno le tradizioni dei tuoi luoghi? Chiedi alla tua erborista ricette e idee, segui la tua creatività per catturare profumi e aromi.

• Per estrarre le proprietà curative e nutritive raccogli le piante, essiccale, mettile a macerare in diversi tipi di olio, nel vino o in aceto:
• In giorni di luce o calore recidi le varietà ornamentali coltivate e spontanee, ad esempio elicriso, lavanda, mirto, mentuccia, finocchio, alloro, lentisco, assenzio, origano selvatico, erba cedrina, calcatreppola e tante altre. Essicca a mazzetti, prova a formare ghirlande, cuscini e composizioni profumate.

Ricorda: l’azione di una pianta che fiorisce a metà giugno (es. sambuco, filipendula) o in agosto (cardo benedetto, origano selvatico) è diversa: ogni pianta esprime le qualità della propria specie, ma anche le qualità del paesaggio e del clima in cui vive.

Atropa belladonna, in maturazione

Le tre qualità dell’estate in sintesi

Prima estate da Pentecoste a San Giovanni
Raccolta di sambuco, tiglio, camomilla, rose selvatiche, foglie di rovo, piantaggine, ortica, meliloto, assenzio, da essiccare per estrazioni acquose (infusi, decotti)
Calore dalla QUALITA’ VIVICANTE
(calore che sale, stimola)

Seconda fase da San Giovanni a ferragosto
Estrazione in olio di iperico, elicriso, achillea, calendula, ecc.
Raccolta di cime fiorite di labiate per aromatizzare: origano, timo, santoreggia, maggiorana
Calore dalla QUALITA’ NUTRITIVA E DIGESTIVA
(calore radiante)

Terza fase da ferragosto al 8 settembre
Nella tradizione popolare il periodo di raccolta tra le due festività dedicate alla Madonna riguarda le piante per la sfera femminile: alchemilla, altea, achillea moscata, artemisia, caglio, calendula, finocchio, melissa e molte altre.
Calore dalla QUALITA’ ESSENZIALE
(calore discendente, che stabilizza)

Buona estate e … fasci di erbe profumate!
Karin Mecozzi, erborista

Corso “Erbe in dispensa – erboristeria pratica in autunno”

Monastero di Fonte Avellana

Serra Sant’Abbondio (PU)

18 – 19 settembre 2021

Corso teorico pratico di erboristeria:

“Erbe in dispensa – erboristeria pratica in autunno”

con Karin Mecozzi, erborista

Temi del corso:

“Prevenire è meglio che curare”: la dispensa delle erbe e delle piante medicinali

Cenni di raccolta, trasformazione e conservazione

Benefici e limiti dell’autoproduzione, a cura dell’erborista professionale

La flora di Fonte Avellana, conoscere e sperimentare con i sensi

Laboratorio di erboristeria pratica

Orari: Sabato 18.09: 10 – 18.30 con pausa pranzo / conferenza seraleDomenica 19.09: 9 – 11

Il corso è adatto ad adulti e ragazzi dai 14 anni. Secondo le disposizoni vigenti in pandemia, si comunicherà in tempo utile la necessità di portare l’apposita certificazione

Informazioni: karin.mecozzi@gmail.com

Aggiornamenti su: www.karinmecozzi.comwww.fonteavellana.itfb: thaleia karin mecozzi

illustrazione: Maria Elena D’Andrassi 2020

Nella gemma riposa il futuro di ogni pianta (da “Verde resilienza”)

Nella gemma riposa il futuro di ogni pianta

Le nuove gemme si formano in estate, quando alberi e arbusti sono ancora nel pieno vigore. L’apice vegetativo del ramo giovane si rigonfia leggermente e crea, secondo la specie, un organo chiuso in sé, appuntito, spesso ovoidale che conterrà le foglie e i fiori per l’anno successivo. Si riveste di tegumenti protettivi, tomentosi.

In autunno forma resine profumate, cere e gomme impermeabilizzanti per difendere il prezioso contenuto. Con la diminuzione della luce e della temperatura, la pianta madre smette di inviare acqua alla gemma, per non farla morire di freddo. Rimane asciutta per tutto l’inverno, senza una corteccia come i rami o il tronco dell’albero. Si chiude sempre più nel suo involucro, non entrano insetti ne funghi ne parassiti.

Con la pazienza che appartiene agli esseri vegetali l’albero attende il ritorno della luce, dando alle gemme un ulteriore aiuto: ripone delle riserve glucidiche (polisaccaridi) in ogni singola gemma per prevenirne il congelamento.

Andando verso la primavera le gemme sentono per prime il richiamo della stagione più mite. Nell’alternarsi tra le prime giornate tiepide e le ultime gelate, le piante dimostrano di sapersi orientare egregiamente. Grazie al fotoperiodismo, un insieme di processi fisiologici, le piante sono in grado di percepire la durata della luce giornaliera. Questo “orologio interno” sembra dipendere da una proteina all’interno delle cellule vegetali che si modifica secondo la lunghezza del giorno. Il genoma vegetale è in grado di “leggere” le alterazioni e la pianta aumenta o diminuisce le sue funzioni vitali.

Quando le gemme sono pronte per sbocciare, la linfa è già tornata a circolare nella pianta madre. Dopo mesi di apparente arresto, durante il quale la vita si svolgeva incessantemente sotto terra, le piante entrano nuovamente in comunicazione con l’ambiente circostante, con il paesaggio.

L’organo che per me rappresenta questo particolare e delicato momento è la gemma nel ritmo delle stagioni.

In un triplice passo lei dimostra come proteggersi, custodire il calore e aprirsi alla luce. La complessità del suo sviluppo, il modo in cui attraversa le stagioni come un vascello, puntando dritta alla sua destinazione aprendosi al cosmo, la rende un esempio, una metafora, della resilienza che anche l’uomo manifesta, quando si collega alla radice della propria vitalità e mette in pratica la salutogenesi.

  • Con i doni dell’estate la gemma crea un involucro di protezione e calore
  • Resiste in inverno con essenzialità e concentrazione
  • Seguendo l’orologio biologico e nutrendosi di nuova linfa si apre alla luce della primavera

E’ simbolo di una Verde Resilienza

Nella vita di ogni persona si presentano periodi in cui l’equilibrio fisico e psichico si incrina. Le cause sono diverse, malattie, traumi, un lutto, periodi di eccessiva pressione nella vita privata, sociale, lavorativa. Nell’acuto è indispensabile intervenire prontamente rivolgendosi ad esperti. Contemporaneamente, e soprattutto nella seconda fase, puoi attingere a risorse che sostengono le cure e consentono di superare le difficoltà formando forze nuove. Accettare le difficoltà con umiltà e adattamento, combattere per resistere, trovare risorse e superare la crisi, significa che puoi rispondere con la crescita, ed è questa la RESILIENZA.

  • Rafforza il tuo involucro di protezione
  • Pratica la depurazione erboristica per essenzialità e leggerezza
  • Apriti al mondo in modo nuovo

La resilienza è la capacità di rigenerazione dopo un danno, è riuscire a gestire positivamente la propria vita e fare un passo in avanti nella propria crescita, nonostante le circostanze difficili.

Tratto da:

Serata d’estate con Ars herbaria

Potete rivedere la conversazione in cui presento l’erboristeria come arte e “Ars herbaria” e “Verde resilienza” digitando:

Presento Ars herbaria e i miei libri venerdì 2 luglio nella piccola città appenninica di Matelica, provincia di Macerata, tra gli alberi dei giardini comunali. Porterò i libri da firmare, qualche mia potente pozione da mostrare è tutto l’entusiasmo che nutro per erbe e madre terra. Siete tutti i benvenuti!

Grazie agli organizzatori dell’evento, a Natura e Cultura Editrice e a erbe e paesaggio..

“Ricucire l’involucro” – “Schutzhülle flicken”

“RICUCIRE L’INVOLUCRO” con applicazioni esterne

Viviamo in un’epoca veloce, non è semplice mantenere un sano equilibrio tra le mille attività giornaliere. Si cammina poco, si usa molto l’auto, la tecnologia digitale, diminuisce sempre più la manualità. Ne soffrono i nervi e i nostri sensi. “La velocità strappa l’anima dal corpo”, così dicono gli Indiani d’America.

Malattie cardio-circolatorie, asma, allergie, disturbi legati al sistema ritmico, abbassamento delle difese immunitarie, insonnia, depressione e iperattività, malattie degenerative sono fenomeni diffusi nel mondo civilizzato. Hanno in comune una vita scalzata dai ritmi naturali, la perdita di vicinanza alla terra. L’involucro ne risente, zone di freddo si insinuano nell’organismo dando luogo a disturbi che possono diventare malattie.

Le applicazioni esterne “ricuciono” i lembi del nostro involucro attraverso sostanze portatrici di calore, massaggi, impacchi. Sono pratiche quotidiane di salutogenesi* e nutrono, sostengono e rafforzano il nostro involucro di protezione. Accompagnano massaggi, euritmia terapeutica, fisioterapia, completano i trattamenti con rimedi erboristici e le cure farmacologiche sia naturali sia di sintesi.

Maniluvio al biancospino composto
Pratica il maniluvio due volte a settimana, tutto l’anno, sostiene cuore e nervi, previene dolori articolari e aiuta nella cervicale. In estate puoi aggiungere del rosmarino o della menta per tonificarti, in inverno un pezzetto di corteccia di cannella
3 cucchiai di fiori di biancospino (Crataegus monogyna L.)
1 cucchiaio di fiori di lavanda vera (Lavanda angustifolia Mill.)
1 cucchiaio di foglie di melissa (Melissa officinalis L.)

Nel mortaio tritura la miscela di erbe , prepara un infuso con la miscela e due litri di acqua bollente. Lascia infusione per 15 minuti, filtra e versa in una bacinella. Aggiungi acqua tiepida, la temperatura non deve superare 39 gradi. Siediti comodamente sulla sedia restando ben più alto del tavolo. Posa mani, polsi e braccia fino ai gomiti nell’acqua medicata, spalle, collo, viso restano possibilmente rilassati. Senti l’azione dell’acqua calda, ispira il profumo delle erbe, se vuoi chiudi gli occhi e riposati. Resta nell’applicazione da 5 a 10 minuti, poi asciuga con cura mani e braccia e massaggia con una lozione o un oleolito erboristico.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è armbad.jpg
(da https://kneipp.ch)

*Salutogenesi: la parola è composta da “salus”, salute, interezza, e “genesis”, cre­azione, genesi. Il sociologo e medico Aaron Antonovsky coniò il termine di salutogenesi negli anni Ottanta del secolo scorso. Nella salutogenesi la persona segue attivamente uno stile di vita che permette di mantenere un buon equilibrio corpo-anima-spirito. Il concetto di salutogenesi è fondamentale nelle medicine complementari moderne, come anche nella medicina antroposofica.

**Puoi sostituire le droghe essiccate con erbe fresche: il biancospino e le prime foglie di melissa in primavera, la lavanda in estate. Usa le seguenti quantità: una manciata di fiori e foglie di biancospino, una manciata di foglie di melissa, 10 sommità fiorite fresche di lavanda.

(Il testo è tratto da “Verde resilienza, erboristeria pratica nel cambiamento”, Natura e Cultura Editrice, Alassio, 2020. Trovi il libro nello shop dell’editore e in tutte le librerie e negozi online. Per una copia firmata dall’autrice, scrivimi una mail a karin.mecozzi@gmail.com)

Die “Schutzhülle flicken“ mit äußeren Kräuteranwendungen

Wir leben in einer sehr schnellen Zeit, und es ist nicht einfach, bei aller Geschäftigkeit ein gesundes Gleichgewicht beizubehalten. Wir laufen wenig zu Fuß, fahren viel Auto, verwenden oft digitale Hilfsmittel, arbeiten dabei immer weniger mit unseren Händen. Darunter leiden unsere Nerven und unsere Sinne. Die Indianer drückten das so aus: „Die Geschwindigkeit zerrt die Seele aus dem Körper “.

Herz-Kreislaufkrankheiten, Asthma, Allergien, funktionelle Beschwerden im rhythmischen Bereich, Abnahme der Immunkräfte, Schlaflosigkeit, Depression bzw. Hyperaktivität und Nervosität sind weitverbreitete Phänomene unserer zivilisierten Gesellschaft. Sie haben alle etwas gemeinsam: die Entfernung von den natürlichen Rhythmen und der Verlust der Nähe zur Erde. Unsere Schutzhülle leidet darunter, es schleicht sich Kälte in bestimmte Bereiche unseres Körpers, unserer Seele ein, wodurch Beschwerden bis hin zu eigentlichen Krankheiten entstehen.

Sogenannte äußeren Anwendungen, wie Massagen, Wickel, Einreibungen, Waschungen usw. helfen auch durch ihre wärmevermittelnde Substanzen, unsere Hülle wieder „zusammenzuflicken“. Sie stellen tägliche Pflegemaßnahmen dar, die alle auf dem Prinzip der Salutogenese* beruhen und unsere Schutzhülle nähren, unterstützen und kräftigen. Sie sind außerdem bestens dazu geeignet, andere Therapieformen zu unterstützen, sie ergänzen medikamentöse Verschreibungen aus der Phytotherapie, Homöopathie oder Schulmedizin.

Kräuterarmbad mit Weißdorn**
Das Armbad stärkt Herz und Nerven, beugt Gelenksschmerzen vor und hilft bei Nackensteifheit. Führe es das ganze Jahr zweimal die Woche durch, gib im Sommer etwas Rosmarin oder Minze dazu, um den Kreislauf anzukurbeln, im Winter etwas Zimt für mehr Wärme.

3 Esslöffel Weißdornblüten(Crataegus monogyna L.)
1 Eßlöffel Blüten vom Echten Lavendel (Lavanda angustifolia Mill.)
1 Eßlöffel Melissenblätter (Melissa officinalis L.)

Zerkleinere die Kräutermischung in einem Mörser und übergieße sie mit zwei Litern kochendem Wasser. Lass den Tee 15 Minuten lang ziehen, seihe ihn ab und gib ihn in eine Schüssel. Damit das Armbad nicht zu heiß wird, gib etwas lauwarmes Wasser dazu, die Temperatur sollte nicht über 39 Grad warm sein. Setz dich gemütlich hin, die Arme liegen höher als der Tisch, leg Hände und Unterarme in das duftende Kräuterwasser, entspanne Schultern, Nacken und Gesicht. Spür die Wärme, atme den Duft tief ein und wenn du magst, schließe die Augen und ruhe dich aus. Bleib 5 bis 10 Minuten lang in der Anwendung, trockne sanft Hände und Arme und reibe sie mit einer Lotion oder einem Kräuteröl ein.

*Salutogenese: aus „Salus“ (Gesundheit, Ganzheit) und „Genesis“ (Entstehung, Entwicklung). Der Arzt und Soziologe Aaron Antonovsky verwendete als Erster den Begriff der Salutogenese in den Achtzigerjahren des letzten Jahrhunderts. Salutogenese bedeutet einen Lebensstil zu pflegen, bei dem man aktiv für ein gesundes Gleichgewicht zwischen Körper, Seele und Geist sorgt. In der Komplementärmedizin ist der Begriff der Salutogenese grundsätzlich wichtig, so z.B. in der anthroposophischen Heilkunde. 

**Du kannst die getrockneten Heilkräuter auch mit frischen ersetzen: im Frühling mit frischem Weißdorn und den ersten Melissenblättern, im Sommer mit frischen Lavendelblüten. Verwende dabei je eine Handvoll Weißdorn und Melisse und 10 ganze Lavendelblütenstände.

(Der Text stammt aus dem Buch “Verde resilienza, erboristeria pratica nel cambiamento”, Natura e Cultura Editrice, Alassio, 2020. An einer erweiterten deutschsprachigen Ausgabe wird gerade gearbeitet!)

Melissa officinalis L.