Calendario erboristico dell’Avvento 2024

Di Georges Jansoone - Fotografia autoprodotta, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1229811foto wikipedia G.Jansoone

Il Calendario dell’Avvento erboristico, un’idea per avvicinarti al mondo delle piante medicinali insieme all’erborista. Pubblicherò brevissimi “quadretti dell’Avvento” che ti guidano verso una pianta, un aroma, un estratto particolare, con appunti, notizie botaniche, riflessioni, alchimie e preparazioni nel ritmo del mese. Per giungere al Santo Natale con il cuore pieno di erbe! ……………….partiamo!

Sabato 21 dicembre 2024 Pino domestico (Pinus pinea)

Di Georges Jansoone - Fotografia autoprodotta, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1229811
foto wikipedia G.Jansoone

La parola “pino” proviene dal sanscritto “pittu” che significa “resinoso”: gli alberi appartenenti alla famiglia delle Pinaceae trasudano resine balsamiche e oli essenziali dalle foglie, dal legno e dai coni, terapeutiche in inverno per l’apparato respiratorio. Il pino domestico, detto anche Pino d’Italia, è caratterizzato dalla meravigliosa chioma verde che si apre ad ombrello sul fusto e i possenti rami. È una pianta eliofila, ossia ama i luoghi esposti al vento, cresce bene anche nei terreni salati vicino al mare. Il pino domestico è una ben nota pianta araldica e si trova raffigurata sui papiri egizi come simbolo ed emblema di famiglie nobili in Grecia e nell’impero romano. L’ampia chioma raffigura l’animo nobile del casato: ogni membro è tenuto a proteggere propri sudditi come la chioma della conifera. I pinoli, semi oleosi color crema e ricchi di sostanze nutritive e salutari, sono diventati costosi perché le piante coltivate vengono aggredite da un parassita. Rappresentano un ingrediente fondamentale nelle salse mediterranee come il pesto genovese o le insalate crude con agrumi e finocchi. Le fronde del pino domestico possono essere raccolte tutto l’anno come droga erboristica per infusi, bagni e suffumigi, fresche o essiccate.

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Venerdì 19 dicembre 2024 Gli ELLEBORI (Helleborus spp.)

Quando la natura sembra dormire sotto la morsa del freddo invernale compaiono i fiori bianchi o verdi degli ellebori (Helleborus spp.), piante erbacee perenni delle Ranuncolaceae che crescono nei boschi. Nell’antica lingua semitica “helibar” significa “antidoto contro la pazzia”, la radice veniva adoperata come amuleto per difendersi dalle malattie contagiose e dagli spiriti maligni. I pastori dei monti abruzzesi inserivano pezzetti di radici nelle orecchie delle pecore contro le otiti contagiose. Conosciamo diverse specie e sottospecie di elleboro, per esempio l’elleboro nero (con i fiori bianchi come la luna), quello fetido e quello verde, specie spontanee in Appennino all’ombra di carpini, faggi e querce. L’elleboro nero è chiamato anche “Fior di neve” e preferisce le latitudini settentrionali. Ogni parte dell’elleboro è tossica e si sconsiglia vivamente di raccoglierlo, anche solo a scopo ornamentale. Grazie al metodo della diluizione omeopatica si utilizzano gli estratti nella cura delle psicosi, nei traumi da colpo apoplettico, nella meningite e nella nefrite. Nell’osservazione della natura, gli ellebori rappresentano la soglia tra l’anno vecchio e l’inverno e un nuovo ciclo e nel loro apparire sprigionano una forza prorompente, affascinante, che porterà a una rinascita in primavera.

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Giovedì 19 dicembre 2024 ARANCIO AMARO (Citrus x aurantium)

L’arancio amaro (Citrus x aurantium) o melangolo della famiglia delle Rutaceae è una bella pianta arborea sempreverde, amante dei climi mediterranei. I fiori si aprono bianchissimi, mentre i frutti tondi, leggermente schiacciati sono color arancio carico e hanno la buccia spessa. Si distinguono per il sapore amaro, non molto gradevole. I fiori sono famosi nell’alta profumeria e vengono distillati in “corrente di vapore” per ottenere l’essenza di zagara che si trova in commercio come “olio essenziale di neroli”, un olio essenziale costoso e profumatissimo, utilizzato in aromaterapia nella depressione e nelle sindromi posttraumatiche. Altro olio essenziale estratto dall’arancio amaro è il frizzante petit grain, ricavato dalle foglie e dai giovani rami. Diluito in olio di mandorle ed applicato su cosce e glutei aiuta a ridurre la ritenzione idrica e a rassodare i tessuti. Un sottoprodotto della distillazione è l’acqua di arancio amaro, il cosiddetto “idrolato”, dalla tipica fragranza fruttata e aromatica. Si spruzza su viso e collo come tonico, dopo un’accurata pulizia. E’ ideale per la pelle mista e grassa. Combatte l’acne dei giovani, attenua l’arrossamento delle pelli sensibili e dona un gradevole senso di freschezza. Un’accortezza con gli oli essenziali della famiglia degli agrumi: non usarli prima di esporti alla diretta luce del sole, potrebbero causare delle macchie sulla pelle.

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Mercoledì 18.12.2024 ORIGANO (Origanum vulgare)

L’origano (Origanum vulgare, Lamiaceae) è una pianta aromatica perenne diffusa in tutto il mediterraneo. Contiene oli essenziali in quantità elevate e ha ottime proprietà disinfettanti. In aromaterapia, l’origano spagnolo è considerato uno degli antibiotici naturali più potenti. L’olio essenziale a dosi non ragionate è irritante e non indicato per uso interno. Anche esternamente è da usare con parsimonia. Foglie e fiori di origano sono indicati nella cura della tosse, nei suffumigi e come tisana. L’infuso di origano è stimolante e riscaldante ed è adatto nei momenti di stanchezza e nell’influenza, insieme al timo (Thymus vulgaris) e la santoreggia (Satureia montana). In cucina si usano fiori e foglie dall’aroma tipicamente mediterraneo. In campagna troviamo la specie spontanea, dall’aroma più delicato e i fiori rosa, un’erba amata dalle api e indicatrice di terreni asciutti. Se acquisti l’origano essiccato per condire fai attenzione al metodo di coltivazione dell’erba. Se non proviene da agricoltura biologica o biodinamica può contenere tracce di pesticidi e metalli pesanti! Questo vale, come ben sappiamo, per tutte le erbe aromatiche confezionate. Prova a coltivare l’origano sul davanzale per averlo sempre a portata di mano. Occorrono l’esposizione giusta (a sud, in pieno sole), del terriccio leggero e poche annaffiature. Crea un angolino di aromi anche in giardino e inserisci cespi di origano vicino a maggiorana, salvia e rosmarino, in posizione assolata. Avrai mazzi di erbe per aromatizzare tutto l’anno, per infusi e mazzetti da regalare.

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Martedì 17 dicembre 2024 Vite (Vitis vinifera)

La vite (Vitis vinifera, Vitaceae) è una delle più antiche piante alimentari e sacre allo stesso tempo. Proviene dai paesi medio-orientiali. Da sempre coltivata per produrre il vino, la vite ha bisogno di molto sole, di calore e luce. La pianta rispecchia le forze del suolo e del paesaggio e porta le forze della germinazione fin dentro al frutto. Nella buccia si formano lieviti che portano alla fermentazione e alla produzione di alcol, mentre le foglie contengono una notevole quantità di carboidrati. I diversi estratti di vite hanno qualità terapeutiche preziose per la nostra salute. Il succo fresco degli acini è digeribile e nutriente. È indicato per bambini anemici e nell’alimentazione degli anziani. A donne che soffrono di mestruazioni troppo abbondanti e di disturbi alla circolazione degli arti inferiori si consigliano cure periodiche con la tisana a base di foglie essiccate di vite: per mezzo litro di tisana 2 cucchiai di foglie essiccate triturate con l’aggiunta di 2 cucchiai di succo d’uva fresco non pastorizzato da bere durante la giornata. In autunno, per alleggerirsi e preparare l’organismo alla stagione buia si consumano fino a tre grappoli d’uva al giorno lontano dai pasti. È preferibile scegliere l’uva nera che contiene sostanze protettrici dei capillari, le antocianine. In medicina antroposofica le foglie di vite essiccate vengono combinate con le foglie di una rosacea, la fragola (Fragaria vitis), in un rimedio erboristico che sostiene l’attività del fegato e la circolazione.

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Lunedì 16 dicembre 2024 BUCANEVE (Galanthus nivalis)

Il nome botanico del bucaneve, Galanthus, viene dal greco antico “gala” latte e “anthos” fiore e ben descrive le sue candide corolle nel paesaggio invernale, in parchi e giardini. Spunta veloce con i primi tepori dopo il solstizio invernale e nasconde un’autentica sorpresa: il bulbo riesce a “riscaldare” il terreno intorno a sé anche sotto la neve. In questo modo riesce a sopravvivere agli inverni più freddi e rinasce appena il clima diventa più mite. Nell’Inghilterra vittoriana porgere un mazzo di bucaneve a una signora era segno di ammirazione profonda. Nel linguaggio dei fiori odierno regaliamo i fiori del Galanthus nivalis alla persona cara che sta affrontando una nuova situazione di vita. Il bucaneve, anche come essenza floreale, è l’augurio di un buon inizio! Dai fiori penduli si estrae un’essenza profumata tramite solventi. Diluita in un olio vettore sprigiona una fragranza calda e piena adatta a chi sente freddo nel cuore e ha bisogno di conforto. Il bucaneve è tossico e non va ingerito come fiore in nessun modo. Eppure, come ogni pianta velenosa, è anche terapeutico: secondo recenti ricerche un alcaloide del bucaneve agisce sulla connessione tra muscolo e nervo. La stessa sostanza sarebbe attiva contro la malattia di Alzheimer. Non è una pianta da raccogliere e trasformare a scopo erboristico familiare, inoltre le specie spontanee del bucaneve sono a rischio di estinzione in molte regioni italiane. Osserviamole, ammiriamo come illuminano il sottobosco senza raccoglierne i fiori o estrarre i bulbi. Coltiviamo un aiuola di bucaneve in giardino, in un angolo ombroso a avremo una presenza fiorita che ben segnala il risveglio delle forze nelle piante – e in noi.

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Domenica 15 dicembre 2024 Terza Domenica d’Avvento Ylang ylang, il fiore dei fiori

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Cananga odorata è il nome botanico dell’albero di Ylang ylang, una pianta tropicale che forma fiori appariscenti e grandi foglie. In lingua malaysiana Ylang ylang significa “fiore dei fiori”. Le corolle sono ampie, morbide, color crema e hanno una caratteristica singolare: emanano profumo quando la pianta viene curata dall’uomo. Dai fiori raccolti all’alba si distilla l’olio essenziale quasi trasparente, dal profumo caldo e avvolgente. E’ una fragranza pregiata, usata spesso in cosmesi per la cura del corpo e dei capelli. L’aromaterapia consiglia dei massaggi con l’olio di Ylang ylang per rilassare il corpo e la mente, distogliere dalle preoccupazioni quotidiane e favorire un’atmosfera di intimità e calore. Secondo una credenza dell’Asia profumare la carta da lettere con qualche goccia di olio essenziale di ylang ylang convincerà l’amata o l’amato a concedersi. L’azione cicatrizzante su piaghe aperte è meno nota. Abbiamo visto guarire un’ulcerazione cronica grazie al trattamento con calendula, elicriso e Ylang ylang. L’Ylang ylang non stanca mani nelle fragranze autoprodotte, basta una minima dose in miscelazione con altre essenze per conferire alle nostre creme per il viso o burri un effetto benefico profondo per corpo e anima.

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Sabato 14 dicembre 2024 Tussilagine (Tussilago farfara)


Nei primi giorni più miti dell’anno, poco dopo la Candelora (2 febbraio), la natura sembra ancora dormiente. Eppure, sui cigli dei fossi e lungo i torrenti lo sguardo è attirato da piccoli, audaci fiori color giallo vivo. Sono i capolini della tussilagine (Tussilago farfara L.) della grande famiglia delle Asteraceae, nota anche come farfara, pianta ruderale perenne della famiglia delle Asteraceae. Le foglie dalla tipica forma esagonale spuntano solo dopo la fioritura. Nell’erboristeria tradizionale si raccolgono e si essiccano fiori e foglie per tisane, sciroppi e tinture. Calmano la tosse, leniscono le mucose irritate dell’apparato respiratorio, aiutano la guarigione in una lunga malattia infiammatoria. Un tempo si fumavano le foglie essiccate per facilitare il respiro. L’uso terapeutico della tussilagine ha origini antiche, oggi sono state riscontrate sostanze epatotossiche, chiedi al tuo erborista di fiducia come e quando usarla sapientemente. Per via esterna le foglie fresche di tussilagine vengono contuse e applicate come cataplasma sugli eritemi. Il decotto serve a distendere la pelle del viso e del collo e per lenire l’orticaria. La pianta ha un forte collegamento con lo zolfo, è depurativa e agisce dall’interno verso l’esterno aiutando l’organismo in primavera ad “depurare il sangue” e renderci più leggeri. Per questo la tussilagine con i suoi piccoli soli gialli popola dirupi, pendii argillosi e rocciosi e letti dei fiumi, è una trasformatrice del mondo minerale e terrestre con l’aiuto dell’acqua e del primo calore primaverile.

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Venerdì 13 dicembre 2024 Santa Lucia Il LICHENE ISLANDICO

Come molti altri licheni, il lichene islandico (Cetraria islandica) possiede virtù antibiotiche e ricostituenti. I popoli del Nordeuropa lo usano da sempre per curare ferite, malattie infettive e come alimento energetico. Applicavano impacchi di lichene per guarire le piaghe dei cavalli. Il lichene islandico incuriosisce per le sue forme bizzarre, contiene sostanze potenti che gli permettono di vivere sulla nuda roccia granitica e suoli acidi. L’acido usnico è il principio attivo antibiotico della pianta. Il lichene islandico contiene il 50% di mucillagini che, con un’azione lenitiva, fluidificano la tosse, leniscono il mal di gola e rafforzano bronchi e polmoni. Per un infuso da bere tutto il giorno in caso di tosse si versano 500 ml di acqua fredda su 5g di lichene spezzettato. Dopo due ore si riscalda fino a 70 gradi, si filtra si aggiunge del miele buon mescolando bene. Il macerato di lichene islandico e miele a cucchiaini nell’arco della giornata, dona energia all’intero organismo. La pianta è ottima nella gastrite, dolorosa e spesso cronica infiammazione della mucosa gastrica. Sempre i polisaccaridi del lichene aiutano lo stomaco infiammato, calmano i dolori e migliorano la digestione stimolando allo stesso tempo il sistema immunitario, importante per combattere lo stato infiammatorio. Lo sciroppo di lichene è in vendita nelle migliori erboristerie, un rimedio tradizionale per tutta la famiglia in inverno.

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Gioved’ 12 dicembre 2024 L’EDERA TERRESTRE (Glechoma hederacea)

L’edera terrestre (Glechoma hederacea L.) non è parente dell’edera comune, la ben nota rampicante sempreverde che ricopre tronchi e edifici. E’ una piccola pianta strisciante dai fusti quadrangolari e le foglie cuoriformi profumate che contengono minuscole ghiandole oleifere che si rompono quando si sfregano. I fiori viola-azzurri attraggono api e bombi, ricchi di nettare. Com’è tipico per la grande famiglia delle Lamiaceae (già Labiatae), i petali delle corolle sono saldate alla base e si aprono in un piccolo tubo con due labbri violacei. L’edera terrestre è un’antica pianta magica delle zone montane e collinari. Si raccoglieva nella notte di San Giovanni (24 giugno) e si aggiungeva ai filtri d’amore. Le ghirlande di pianta fresca adornavano il bestiame che andava all’alpeggio, come protezione contro gli spiritelli dispettosi. Fiori e foglie sono ricchi di principi attivi e sostanze aromatiche, hanno un gusto gradevole e rinfrescante. Si prelevano freschi alla mattina presto e si aggiungono all’insalata di misticanze, alla ricotta fresca o alla macedonia, insieme a melissa e menta. L’edera terrestre fa parte della zuppa di erbe e farro consigliata dalla badessa Santa Ildegarda da Bingen per rinfrescare il fegato in primavera, depurare il sangue e rendere gli occhi luminosi. L’infuso della parte aerea è indicato nell’influenza con forte mal di gola, per sciacqui al cavo orale, gengiviti e afte. Per il gusto delicato e aromatico, i fiori sono ottimi in infusione fredda nell’acqua di fonte, per dissetare nelle camminate in estate.

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Mercoledì 11 dicembre 2024 Il BIANCOSPINO

Una leggenda racconta che quando venne il momento per Merlino, il sommo druido dei Celti, di abbandonare il corpo fisico, gli Dei vollero che avesse un involucro eterno. Scelsero per lui la pianta di biancospino, simbolo del cuore saggio e pulsante che il sacerdote aveva dimostrato nella sua lunga vita. Il biancospino (Crataegus spp.), arbusto o alberello, spontaneo nelle zone collinari e montane nelle sue diverse specie, è stato piantato per secoli se non millenni nelle siepi dei pascoli, spinoso ma ricco di frutti per quell’equilibrio che si creava tra animali, piante, cosmo e montagne nella transumanza. Il legno è resistente, le foglie sono finemente dentate e tomentose sul lato inferiore. A marzo e aprile si schiudono i fiori candidi dal profumo di mandorle amare che segnano il contenuto di principi cianogenetici. I frutti sferici di un rosso scarlatto vivo sono eduli e ritenuti nell’erboristeria tradizionale fortificanti e ricostituenti. Mia nonna Ernestine usava da bambina, all’inizio del novecento, la polvere di frutti di biancospino come aggiunta alla preziosa farina per il pane. Si metteva anche nelle creme di avena per i bambini e gli anziani e si preparava lo sciroppo. Il biancospino è un rimedio cardinale nella fitoterapia classica e tradizionale indicato per il cuore e la circolazione, sintomi d’ansia e difficoltà a riposare. Estratti ponderali e omeopatici di biancospino vengono consigliati nell’insufficienza cardiaca, per curare aritmie funzionali e prevenire l’arteriosclerosi. L’infuso di fiori e foglie (5 g per 100 ml di acqua) della pianta di Merlino aiuta a regolarizzare la pressione e porta armonia nella sfera emotiva quando si è turbati, per esempio insieme a tiglio, passiflora, melissa e fiori d’arancio.

Foto: Biancospino di montagna di Sara Crispiciani, Appennino alto-maceratese

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Lunedì 9 dicembre 2024 SAMBUCO (Sambucus nigra)

Nelle immediate vicinanze dei poderi in campagna, soprattutto nell’Italia collinare, si notano grandi arbusti di sambuco. Un tempo si piantavano per proteggere dal fulmine e dagli influssi malvagi. Amano le vene d’acqua sotterranee e i cumuli di letame, quindi l’azoto. Una siepe di sambuchi è rigogliosa, dà ombra agli animali di corte e ciba insetti ed api. Attenzione, il sambuco nero (Sambucus nigra, Fam. Viburnaceae) non è da confondere con l’ebbio (Sambucus ebulus), più piccolo e velenoso. Il legno del sambuco è leggero e cavo, i lunghi rami si aprono a fontana con le foglie verdi scure. L’erborista prepara un unguento disinfettante e analgesico per le punture d’insetto e piccole ferite con le foglie fresche estratte in olio o grasso e la cera d’api. Le foglie, le parti verdi e i frutti crudi contengono principi tossici, ma i fiori aperti, grandi coppe color crema, sono apprezzati da grandi e piccini come rimedio e in cucina. Si raccolgono da aprile a maggio, si friggono e si spolverizzano con lo zucchero a velo, una specialità! I fiori sono febbrifughi, sudoriferi, diuretici, l’infuso con i fiori essiccati è un buon rimedio contro gli spasmi mestruali. I frutti neri contengono un particolare fitocomplesso utile nell’influenza, la tintura madre non dovrebbero mai mancare nella farmacia erboristica domestica. Con i frutti si preparano anche un succo dal colore scurissimo, molto gustoso, e la composta. Il sambuco è un esempio perfetto di quanto l’erboristeria sia alimentare e terapeutica allo stesso tempo, un rimedio è sempre nutrimento e viceversa.

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Domenica 8 dicembre 2024

SECONDA DOMENICA D’AVVENTO STELLA ALPINA (Leontopodium alpinum)


Camminando in alta montagna, nelle Alpi ed anche negli Appennini si scorgono, aggrappati alle rocce impervie, piccoli cespi di piante fiorite. I capolini bianchi e vellutati hanno la forma di una stella. Dorati al centro, hanno un aroma quasi impercettibile e foglie basali ricoperte di finissima peluria. La stella alpina è una specie rara e protetta in tutta Europa, appartiene alla famiglia delle Asteraceae. Negli ultimi anni la ricerca cosmetica ha studiato diversi tipi di estratti di stella alpina dimostrandone l’efficacia nell’applicazione esterna. Ha confermato la sua azione protettiva e rigenerante per la pelle esposta alle intemperie, accertando la presenza di sostanze astringenti, antiinfiammatorie e antiossidanti contenute nei fiori e nelle foglie. Possiamo dire che la piccola stella è un’importante alleata contro i segni del tempo ma anche contro l’acne e l’impurità della cute ad ogni età. Estratti vengono aggiunti a creme e sieri, in combinazione con l’elicriso, la calendula o l’arnica. In erboristeria tradizionale è nota come rimedio per malattie della pelle, otiti, infiammazioni oculari, polmoniti e disturbi digestivi. L’indagine goethiana antroposofica mette a fuoco la connessione tra habitat della pianta e la tendenza alla sclerosi degli organi di senso nell’anzianità. (Foto Stella alpina Mario Di Matteo)

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Sabato 7 dicembre 2024 FRAGOLINA DI BOSCO

La fragola di bosco (Fragaria vesca L.) era già nota ai romani per il suo profumo e il sapore dolce. Appartiene alla famiglia delle Rosaceae e cresce spontaneamente fino a 2000 metri di altitudine. In primavera si aprono i candidi fiori a cinque petali, mentre a giugno maturano i frutti, acheni neri che notiamo sul ricettacolo carnoso. La fragola è erroneamente considerata un “frutto”. Con la sua forma a cuore e il dolce profumo e sapore, fin dal medioevo era considerata simbolo d’amore. Il poeta inglese William Shakespeare considerava le fragoline di bosco “cibo delle fate” e Luigi XIV le fece piantare nei giardini di Versailles per servirle fresche durante i suoi famigerati banchetti amorosi. In erboristeria è una pianta medicinale e cosmetica: con le foglie essiccate si ottiene un ottimo infuso depurativo e astringente, ad uso esterno sono anche emostatiche. Foglie e fiorellini freschi sono ottimi nelle insalate primaverili, mentre la polpa della fragola allevia le ustioni dovute a un’eccessiva esposizione solare e idrata la pelle rendendola tonica e liscia. Una bella coppa di fragole favorisce l’incontro amoroso: servile con panna montata o succo fresco di limone o anche del buon cognac. Le fragole in vendita in inverno, invece, provengono dalle serre e ricevono trattamenti di sintesi e concimi. E’ meglio aspettare la primavera inoltrata per gustarle, ricche di sole e luce. Nella visiona energetica la fragola raffredda, è acida e indicata per temperamenti collerici, mentre le foglie sostengono valorosamente il fegato nei periodi di cambio stagione.

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Venerdì 6 dicembre 2024 Ginepro (Juniperus communis)

L’inverno tiene il suo ingresso con la notte di Sant’Andrea, dal 29 al 30 novembre. Per i Celti e le popolazioni che hanno forgiato l’Italia dall’antichità al medioevo insieme ai popoli mediterranei, il freddo che “entra nelle ossa” veniva allontanato bruciando piante per fumigare le abitazioni, con unguenti balsamici a base di grassi e erbe pestate, con impacchi e cataplasmi e bagni aromatici. Una pianta medicinale fondamentale nelle cure tradizionali è il ginepro (Juniperus communis), albero sacro dalla crescita lenta e dal bel legno resistente. La conifera è una coraggiosa pianta pioniera che in montagna ripopola prati e pascoli abbandonati. Le foglie aghiformi e i frutti, le “galbule” blu scure hanno proprietà riscaldanti, diuretiche ed antiinfiammatorie. Anche il duro legno è impregnato dal tipico profumo resinoso. L’olio essenziale di ginepro è utilizzato nella produzione di liquori ( – gin! – ) e amari, di sciroppi contro la tosse e in miscele balsamiche che purificano l’ambiente. L’olio essenziale è atossico ma può risultare irritante per la pelle e le vie respiratorie se usato in eccesso. E’ importante acquistare dell’olio essenziale di prima qualità per non incorrere al rischio di residui di sintesi e contraffazioni. Poco noto in Italia è un rimedio da applicare sui muscoli affaticati e le articolazioni dolenti, per esempio dopo una giornata sugli sci o una lunga camminata. Mio nonno Albert lo massaggiava sulle braccia quando faceva la legna per l’inverno. Ecco la ricetta: in una bottiglietta di vetro scuro unisci 50 gocce di o.e. di ginepro, 10 gocce di alloro, 10 di limone e 30 di rosmarino a 100 ml di oleolito di arnica e 100 ml di oleolito di iperico. Scuoti per tre minuti. Applica l’olio composto prima e dopo il movimento o dopo un bel pediluvio caldo se sei stata molto in piedi. Stendilo sul petto parsimoniosamente ogni volta che vuoi proteggere i bronchi con del calore balsamico. (foto wikipedia/IvarLeidus)

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Giovedì 5 dicembre 2024 TAGETE (Tagetes spp.)

Il tagete fa parte della grande famiglia delle Asteraceae ed è originario del Messico. Le 50 specie diffuse in tutto il mondo vengono usate come piante ornamentali, medicinali e aromatiche. Il nome botanico deriva da “Tages”, la divinità etrusca che apparve ad un agricoltore uscendo da una zolla di terra. Egli insegnava l’arte dell’aruspicina, l’esame del fegato (!) e delle viscere a scopo oracolare. La pianta ha foglie lucide e pennate dall’odore aromatico e fiori a capolino. Coltivata nell’orto, tra le file di verdure, allontana i nematodi e può essere usata in tisana concentrata come antifungino e contro l’oidio. I fiori sono ricchi di luteina, un carotenoide utilizzato in cosmesi e per tingere di giallo i tessuti naturali. La luteina è preziosa per la vista, esalta l’acutezza visiva diurna e protegge contro l’abbagliamento delle luci notturne migliorando l’adattamento al buio. Per sostenere la tua forza visiva prepara un infuso a bassa temperatura (scalda l’acqua non oltre 70 gradi) con la miscela dei seguenti fiori essiccati: Tagetes patula, Helichrysum italicum, Cyanus segetum, Calendula officinalis, lascia in infusione per 20 minuti e filtra. L’infuso ha inoltre effetti benefici sulla nostra ghiandola più grande, il fegato, che nella medicina tradizionale è collegato alla vista.

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Mercoledì 4 dicembre 2024 BERGAMOTTO (Citrus × bergamia)

Dai frutti immaturi dell’albero di bergamotto (Citrus x bergamia (Risso) Risso & Poit., Fam. Rutaceae) si ottiene un olio essenziale color verde smeraldo. È un’essenza leggera, solare e frizzante, molto amata in profumeria e aromaterapia: in casa, in inverno, si usa nel diffusore per creare un’atmosfera “estiva”, ricolma di luce e aria, come le giornate limpide di giugno. È ben nota la sua efficacia nelle depressioni e nelle tossicodipendenze. In combinazione con tecniche di concentrazione e rilassamento e della buona tintura di Avena sativa, il bergamotto è un ottimo aiuto per chi cerca di abbandonare il vizio del fumo! Si diluiscono 40 gocce di olio essenziale di bergamotto in 20 ml di olio di mandorle e si versano in un flaconcino roll-on. Si applica più volte al giorno sul polso e sul palmo della mano massaggiando in senso orario. L’olio essenziale viene assorbito attraverso la pelle e fa il suo effetto nella disassuefazione, mentre la parte che evapora aiuta a regolarizzare il sistema nervoso e allenta lo stato di tensione. L’unico avvertimento è di non usare l’olio essenziale di bergamotto sulla pelle se ci si espone alla luce diretta del sole perché è fotosensibilizzante.

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Martedì 3 dicembre 2024 PRUGNOLO (Prunus spinosa L.)

Prunus spinosa è il nome latino dell’arbusto del prugnolo, appartiene alla famiglia delle Rosaceae. Raccogliendo i frutti, drupe tonde e azzurre, prestiamo attenzione alle lunghe spine. Negli Appennini i prugnoli creano siepi inespugnabili, fitte barriere naturali create ai tempi delle transumanze. L’arbusto cresce lentamente e forma un legno resistente, in passato utilizzato per la sua durevolezza. A fine inverno è tra i primi a fiorire, le siepi fiorite, viste da lontano, paiono nuvole bianche nel paesaggio. I fiori hanno proprietà leggermente lassative e diuretiche. L’oleolito dei fiori, un estratto delicato in olio di mandorle, è un buon rimedio per la stitichezza dei bimbi, si massaggia sul pancino in senso orario mattina e sera. Le drupe blu dalla polpa aspra contengono polifenoli, flavonoidi e antociani e sono una risorsa se ami sostenerti in inverno con metodi naturali. Per estrarli prepara lo sciroppo di prugnolo ricostituente e antiossidante. Raccoglie le drupe dopo le prime gelate, metti a macerare per 24 ore in acqua di sorgente fredda, porta ad ebollizione e filtra. Aggiungi zucchero di canna bio (io uso solo il 50% e consumo velocemente la bottiglietta aperta) e spezie a piacere come la vaniglia, la scorza di limone o arancia, cannella o chiodi di garofano. Dopo qualche ora di infusione filtra ancora e imbottiglia lo sciroppo, sterilizza le bottigliette che si mantengono almeno un anno. Assaggialo nelle tisane, diluito con acqua calda e zenzero, versato sopra i budini, le creme e i dolci, ha un sapore pieno, fruttato e genuino.

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Lunedì 2 dicembre 2024 ANGELICA ARCANGELICA (Angelica archangelica L.)

La regina dei boschi si innalza fiera sul fusto purpureo e forma foglie triangolari e grandi fiori ad ombrella. E’ intrisa di oli essenziali, nutre insetti, ama la frescura e l’umidità della montagna. Secondo la leggenda fu portata sulla terra dagli angeli per sconfiggere la peste. Nel medioevo i monaci estraevano la radice profumata nel vino e nella grappa: lo “Chartreuse”, un noto digestivo proveniente proprio da Chartres, e il benefico composto “Spirito di melissa” contengono l’angelica. La pianta nel paesaggio illumina il buio, supera le forze terrestri. Il suo portamento esprime ordine, equilibrio. L’intera pianta ha proprietà carminative, antispastiche, riporta ordine nella zona addominale e pelvica, è vermifuga e immunostimolante. La radice è utile nell’influenza quando colpisce la sfera del capo e della pancia. Le proprietà dell’angelica si assorbono anche attraverso la pelle: si aggiungono 3 cucchiai di tintura madre e 5 gocce di olio essenziale di limone all’acqua del bagno per liberare la mente, rasserenare l’animo e rafforzare le difese naturali.

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Domenica 1 dicembre 2024 Il PUNGITOPO (Ruscus aculeatus L.., Fam. Asparagaceae)

Passeggiando per i boschi di latifoglie a fine novembre, inizio dicembre si notano bene: grandi e folti cespi color verde brillante come delle “isole” nel sottobosco: il rusco o pungitopo è una pianta perenne dai fusti eretti e minuscole foglie squamiformi. I fusti secondari hanno l’aspetto di foglie e si chiamano clatodi. Le rosse bacche formano sfere che si vedono da lontano nel bosco invernale. Sono tossiche! Il pungitopo ama i terreni temperati, calcarei. Un tempo si raccoglievano grandi fasci per fabbricare le scope e mazzi di piante con frutti per decorare le case nell’Avvento. Fai attenzione, la raccolta ad uso decorativo è vietata in molte regioni. La droga in erboristeria è costituita dal rizoma odoroso che contiene ruscogenine, resine e oli eterici, calcio e potassio. Estratto sapientemente, il pungitopo giova alla circolazione venosa degli arti inferiori e lenisce le emorroidi sotto forma di gel o pomata. Il pungitopo, infatti, è un’antica pianta officinale della tradizione mediterranea: Dioscoride, noto farmacista greco, lo menziona come rimedio per la gotta e come diuretico. Nella simbologia alchemica il pungitopo è governato da Marte e Saturno per le segnature di Fuoco e Terra. E’ una pianta ctonica, dove cresce potrebbe nascondersi un ingresso segreto al regno di Ade……

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Testi e foto (se non indicato diversamente): Karin Mecozzi Erborista. Disegni botanici dal web (Wikipedia). Nota: consigliati con l’erborista, il farmacista o il medico fitoterapeuta se vuoi usare le piante descritte a scopo terapeutico.