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Scrivendo la conferenza per il Corso “fons Vitae” a Fonte Avellana… oggi, 14 aprile, martedì

Gli uomini un tempo si rivolgevano a Dio come Mosè e i profeti, in mezzo alla natura, conversavano con lui nei luoghi di solitudine, un po’ come sotto il Monte Catria. Era un dialogo a due, uomo o donna e Dio, nella natura. Un dialogo senza nome, che non vogliamo spiegare, tanto fu sublime. Ne conserviamo dei ricordi: antichi simboli per esprimere ciò che si riceveva dal Divino, antiche festività e culti. (…) Eppure, è nello stare insieme uomo con uomo, uomo con donna, donna con donna che impariamo a dialogare come la Terra richiede, il nostro grande organismo vivente e spirituale che ci nutre. In rispetto delle leggi del vivente, dell’etica, della responsabilità (che poi sono quelle cristiane), con l’apertura del cuore verso l’altro, verso l’altro come dono, noi ci nobilitiamo, ci evolviamo, e con noi la terra stessa.
Virtù: Nobilitarci attraverso la presenza e il calore per l’altro. Ci sostiene l’albero dell’ALLORO (Laurus nobilis), fam. Lauraceae. Parte attiva in erboristeria giovani getti, foglie, drupe. La sua presenza come pianta ornamentale in giardino, vicino a casa, infonde la solarità dell’essere da millenni.
(fons Vitae, erboristeria e paesaggio a Fonte Avellana, 17 aprile 2015, K. Mecozzi)

Santa Pasqua, Monastero di Fonte Avellana (Serra Sant’Abbondio, PU)

kloster vom zimmerAlle falde del Monte Catria, nel 1000, fu costruito l’eremo di Santa Croce di Fonte Avellana. Abbiamo trascorso tre giorni in monastero, insieme alla Comunità monastica camaldolese e amici cari. Oltre ai canti, la veglia di Pasqua e le contemplazioni abbiamo respirato l’aria tersa del monte, dei boschi ancora dormienti, colto con la coda dell’occhio scoiattoli e caprioli e … ho sorriso felice ai giovani germogli di faggio, rossi scuri, all’erba verde verde, a bucaneve e violette. A presto!

Bellezza primaverile: bagno di vapore & maschera per il viso

Un bel bagno di vapore per la pelle del viso: ecco quel che ci vuole quando la primavera è alle porte. Aprire i pori per poter pulire profondamente, idratare e nutrire:
scalda dell’acqua piovana o di fonte e porta ad ebollizione
raccogli una manciata di primule fresche e violette, una foglia di alloro, un rametto di rosmarino e qualche fiore di farfara e metti tutto nell’acqua bollente
tieni il viso sopra i fumenti e copriti con un telo di cotone
resisti per almeno 5 minuti (NON farlo se hai la couperose!)
al termine tampona delicatamente con del cotone imbevuto di idrolato di lavanda o rosa, in alternativa con il tuo tonico preferito.

Ora sei pronta per un’applicazione semplice e veloce, adatta a tutti i tipi di pelle, direi di base: MIELE, OLIO e OLI ESSENZIALI. Vale anche per l’uomo!
Scegli del miele bio o bd non cristallizzato, lavorane 2 cucchiaini insieme a dell’olio di mandorle dolci e dell’olio di canapa bio. Se la miscela risultasse troppo liquida aggiungi poca farina di avena o di mandorle. Concludi con una goccia di olio essenziale di basilico, neroli o incenso e stendi sul viso picchiettando.
Lascia in posa per 15 minuti, risciacqua con cura e tampona ancora con idrolato o tonico.
Non usare subito crema o trucco, lascia respirare la pelle del viso, avrà un colore roseo e sarà liscia al tatto e potrai ripetere bagno e maschera ogni settimana. Più avanti aggiungerai altri fiori all’acqua e frutta fresca alla maschera, la pelle ne sarà grata!

PREPARAZIONI nel ritmo delle stagioni

PREPARAZIONI nel ritmo delle stagioni

Violetta, Viola odorata L.

Viola odorata
La violetta nel corso dell’anno

A fine inverno spunta la violetta, o viola mammola (Viola odorata L.), ai margini di prati e boschi, in mezzo a pratoline, occhi della Madonna, borsa del pastore, erba roberta, stellaria e lamio; non teme la concorrenza dell’edera strisciante né delle primule o delle fegatelle, e neppure dei ciclamini. E’ una pianta perenne della famiglia delle Violaceae.
Le foglie sono cuoriformi, verdi scure, nervate e dentate sui margini e si staccano facilmente dalla pianta. Lepri e caprioli rosicchiano le giovani piante per l’aroma rinfrescante delle foglie e dei fiori. Possiamo raccogliere le foglie dalla primavera all’autunno. L’infuso di foglie di violetta giova al sistema ritmico, alla circolazione e alla respirazione, e sempre le foglie sono ottime anche da mangiare: si tritano insieme al prezzemolo, l’erba cipollina e qualche pratolina e si aggiungono all’insalata mista.
A marzo, quando la parte erbacea è compenetrata da succhi e assume, nell’insieme, una forma tondeggiante, si dischiudono le corolle viola, lungamente picciolate. L’infiorescenza è composta da due petali superiori e tre inferiori, e uno sperone di circa sei millimetri che conferisce all’infiorescenza un aspetto elegante. Al centro si distinguono una macchia bianca striata di viola e l’ovario color arancio. I fiori sono morbidi e vellutati al tatto e avvolgono l’intera pianta in un profumo delizioso come in un manto.
La fragranza di violetta accompagna l’umanità da epoche antichissime. Secondo un mito greco, laddove Persefone toccava la Terra con i suoi piedi mentre risaliva dagli Inferi dopo l’inverno, spuntavano violette profumate. I romani dedicarono il 22 marzo a questo fiore primaverile, simbolo di speranza e rinascita, e lo chiamarono “Dies violae”. Nel medioevo la pianta divenne inoltre un simbolo dell’amore puro, della carità e della mitezza d’animo.
L’olio essenziale di violetta estratto dall’intera pianta è verde scuro ed ha un odore “asciutto”, sa di fieno. Ha proprietà antisettiche e cicatrizzanti e viene usato dagli aromaterapisti diluito in olio di mandorle per alleviare i disturbi della pelle e dell’apparato respiratorio.

Per conservare la nota intensa dei fiori di violetta si possono preparare dei sali da bagno: si raccolgono le corolle della viola odorosa ben aperte alla mattina presto, preferibilmente in giorni di Luce/Aria nel calendario lunare biodinamico*. In un recipiente di vetro si alternano strati di violette e sale grosso; si conserva al riparo dalla luce scuotendo di tanto in tanto. Il sale si impregna quasi subito del profumo delle violette e può essere usato per diverse settimane per pediluvi e maniluvi rilassanti e nella vasca da bagno.

Ha da pungere sulla lingua…. il CREN che “ravviva il sangue” in inverno

armoracia rusticana“Ha da pungere la lingua, e se non lo fa, ma si rivela addirittura gentile al palato, non è buono.” Così Michael Bernhard Valentini, medico e artista, che nel 1700 pubblicò dei volumi di grande interesse sulle piante commestibili e officinali descrisse il cren o rafano (Armoracia rusticana o Cochlearia armoracia), una pianta pluriennale delle brassicacee.
Proviene dall’Asia, dal Mar Nero, è spontaneo nelle zone umide e sabbiose dell’Europa centrale ed è giunto in Italia con la dominazione longobarda. Oggi è coltivato soprattutto nelle nostre regioni settentrionali e in poche zone dell’Appennino (Lucania). Dalla radice fittonante spunta un bel cespo di foglie larghe, color verde carico e dentellate ai margini che tendono ad arrotolarsi a spirale. Il fiore bianco candido spunta in primavera.
Nel cren, il tipo delle brassicacee si esprime soprattutto nella sfera della radice. L’organo sotterraneo diventa prezioso nell’alimentazione e nella terapia soprattutto in inverno, quando abbiamo bisogno di alimenti riscaldanti e rimedi che aiutano a rafforzare il sistema dei nervi e dei sensi e l’apparato respiratorio.
La radice bianca e succosa si raccoglie in tardo autunno e in primavera, e si conserva nella sabbia al riparo dalla luce. Non è semplice descrivere il suo sapore forte e caratteristico, poiché provoca una reazione fisica immediata: fluidifica il muco, fa lacrimare gli occhi, “pizzica nella testa”. Si tratta di risposte individuali, che hanno come sfondo i componenti irritanti del cren, i glucosidi solforati come la sinigrina e gli isotiocianati (sostanze antibiotiche). Come pianta della famiglia delle Brassicaceae, anche il cren contiene zolfo, potassio e piccole quantità di silice, inoltre flavoni, vitamina C, ferro e oli volatili. La radice di cren deve essere consumata fresca, altrimenti perderebbe sia la nota piccante, sia le proprietà antibatteriche e immunostimolanti.
Il cren aiuta a digerire soprattutto i cibi proteici come la carne, il pesce e le uova. Per la crema di rafano si grattugia finemente la radice fresca aggiungendo mezza mela renetta, del succo di limone o aceto di vino bianco, sale e un po’ di panna fresca o yogurt.

armoracia rusticana

Verso il Solstizio invernale, siamo alle giornate più corte…. Ecco una pianta sempreverde e rampicante, in antichità collegata agli inferi…….

…di cui molti pensano che “uccide” gli alberi. In effetti, l’edera comune (Hedera helix L.) cresce con determinazione su tronchi, muri, ruderi, pozzi, ponti mostrandoci sempre una bella metamorfosi fogliare. Dalle foglie basali alle terminali le forme cambiano, e mi riprometto di prepararne la sequenza. L’edera – der Efeu, legata al mito di Dioniso come la vite, è un’utile pianta medicinale e cosmetica. Le api sono ghiotte del suo polline, e nel nostro miele ce n’è sempre un po’. Attenzione ai frutti, sono tossici, ed anche le foglie possono esserlo se se ne abusa. Nelle miscele ad azione bechica (contro la tosse), invece, qualche foglia di Hedera, con le sue saponine e i glicosidi, sta bene. Efeu Monte Giove