Categoria: Materia medica – Healing plants

Materia medica – le piante medicinali in erboristeria, in cucina e in cosmesi, per il benessere nel ritmo delle stagioni
Healing plants in herbalism, nutrition and cosmetics, for our well-being following the rhythm of the year.

Timo, aromatico, profumato, medicinale

 

Il timo, Thymus vulgaris L., della famiglia delle lamiaceae è un piccolo suffrutice dai fusti eretti e legnosi, foglie ovali punteggiate di ghiandole e ricoperte di peluria sul lato inferiore e fiori a spicastro rosei o bianchi. Proviene dall’area mediterranea ed è diffuso in tutti i paesi dell’Europa meridionale e dell’Asia minore, in Italia è spontaneo sulle coste tirreniche. Preferisce terreni silicei e viene coltivato in Spagna, Portogallo e nei Balcani.

Il timo serpillo e il timo di montagna sono specie striscianti, hanno infiorescenze a pannocchietta dal colore rosa più acceso, e hanno un profumo più dolce. Sono indicati per preparare impacchi e suffumigi per alleviare la tosse dei bambini, mentre il timo volgare è troppo forte.

Nel suo aspetto il piccolo arbusto di timo esprime concentrazione e tenacia. Il suo nome proviene dal greco antico e significa coraggio. E’ ben radicato nel terreno, cresce anche su terreni magri, non teme il gelo e resiste alle estati secche del meridione. I rami si estendono verso la periferia, formano un angolo quasi retto e si dirigono verso l’alto cercando la luce. Se abbiamo l’occasione di osservare la fioritura di una coltivazione di timo, le piante dalle foglie verde cupo appaiono come ricoperte di neve. Gli arbusti sono visitati da api e farfalle, attirate dal profumo intenso.

L’olio essenziale contenuto nelle foglie al 2-3% si sprigiona con il caldo o strofinando foglie e fiori e ha proprietà antisettiche, antibatteriche e antivirali. Secondo Gattefossé, il grande ricercatore di aromaterapia del novecento, l’essenza di timo rosso fornisce un valido antibiotico e antifungino. L’essenza di timo bianco è meno aggressiva, tuttavia occorre limitare l’uso dell’essenza in gravidanza e in caso di allergie perché, come anche l’olio essenziale di timo rosso, può causare reazioni cutanee.

Per percepire il vigore e la forza del timo, si inala l’essenza “a secco”, su un fazzoletto di lino: all’olfatto l’olio essenziale risulta innanzi tutto pungente, poi sprigiona l’azione balsamica e infine rilascia una note dolce che ricorda la rosa rossa. L’esperienza olfattiva evoca grandezza, superamento del sé.

L’intera pianta è ricca di tannini, flavonoidi e triterpeni e viene usata in fitoterapia per aumentare le difese immunitarie, nell’anemia, le affezioni all’apparato respiratorio e come disinfettante intestinale. Si usano i rametti fioriti, raccolti tra maggio e luglio in giorni di aria/luce intorno alla luna nuova. Per l’infuso si versano 500 ml di acqua bollente su 1 cucchiaio di foglie e fiori e si lascia in infusione per 15 minuti. Il timo aiuta a superare periodi di astenia. Si prepara un infuso concentrato (100g in 1 l di acqua), si aggiunge all’acqua della vasca (37°C) e si resta immersi non più di 10 minuti ispirando profondamente i vapori benefici.

Da millenni il timo viene usato come pianta aromatica in cucina per il suo sapore caldo. Favorisce la digestione dei grassi ed è utilizzato per aromatizzare cibi a base di carne, legumi, cereali e il classico sugo di pomodoro. Si raccomanda di conservare i rametti di timo interi e strofinarli solamente al momento dell’impiego per usare le foglie. In questo maniera il timo essiccato conserva il suo aroma per molto tempo.

Thymus vulgaris L.
ph. fotolia.com

 

Lindenblütenzeit

(…) Während man früher fast nur ihre „mineralischen“ Teile verwendete, Rinde, Holz, Wurzel und Bast, richtet sich die Aufmerksamkeit heute fast nur auf die heilkräftige Wirkung der Lindenblüten. Man begann im 17. Jh. damit, Blüten und Blütenblätter zu sammeln, die „vegetativen“ Teile des Baumes, um sie zu trocknen und zu extrahieren. Die schleim- und gerbstoffhaltige Droge „Flores Tiliae“ hält als „Lindenblütentee“ in jeder Hausapotheke Einzug und wird innerlich und äußerlich bei entzündlichen Prozessen der Atemwege, Erkältungskrankheiten und Grippe, bei Hauterkrankungen und Magenbeschwerden eingesetzt.

Heute hat man die Bestandteile des Phytokomplexes der Linde auch chemisch untersucht: Flavonglykoside wirken krampflösend und schmerzstillend, Saponine schleimlösend, das ätherische Öl beruhigend und stimmungserhellend. In der Parfümerie und Kosmetik sind sowohl die pflegende (linderne!) Wirkung des ätherischen Öles auf die Haut (Farnesol) als auch der unverkennbare, süße Duftes beliebt. Lindenblüten werden jedoch nicht destilliert, sondern mithilfe von Lösungsmitteln extrahiert. Diese „Absolues“ enthalten leider meistens Spuren der synthetischen Auszugsstoffe, daher rate ich vom Kauf von Lindenblütenölen im Großhandel ab. Die Wirkung der Lösungsmittel ist nicht ausreichend untersucht und sehr wahrscheinlich gesundheitsschädlich (krebserregend).

Da sich ätherisches Lindenblütenöl gut in fettem Öl löst, können wir den herrlichen Duft selbst einfangen, indem wir gerade zur Johannizeit ein Körperöl herstellen. (…)

 

Plantago, orma dell’uomo bianco

Raccolta

di Plantago lanceolata, foglie e gemme florali per la preparazione di un tonico composto, che conterrà diverse specie corroboranti, amare e aromatiche. La piantaggine, chiamata orma dell’uomo bianco quando dall’Europa giunse in America, é ricca di minerali, clorofilla, tannini. Preziosa per l’aucubina, un antibiotico naturale, aiuta ad affrontare abbassamenti del sistema immunitario, nelle influenze e se si soffre di allergie. Non vi ricordano forse delle lance, le belle foglie nervate, o perfino degli scudi?

Con il restante bottino preparerò lo sciroppo per la tosse, alla prossima, quindi…..

Piante medicinali antiche, poco usate, della Flora italiana

Marrubium incanum L.

Marrubium incanum L. – weisser Andorn – Marrubio bianco, con la sua “lanugine” morbida e protettiva. Ecco, qui vedete come NON si disidrata una Lamiacea sotto il sole estivo.
Pianta da studiare e da provare – l’infuso non ha un sapore forte, e non sono sicura che un idrolito costituisca l’estrazione giusta. Il marrubio è comunque una pianta medicinale tradizionale, descritta in diverse farmacopee europee.
Proverò a farne una tintura e -perchè no- un oleolito per massaggiare il diaframma e prevenire l’aerofagia.
Il marrubio mi affascina per i suoi composti aromatici amari, agisce particolarmente sul fegato, la colecisti, il pancreas, lo stomaco. Anche sul sistema ritmico, quindi nelle affezioni da raffreddamento dell’apparato respiratorio.
Tutta da scoprire, anche perchè le montagne del nostro Appennino ne sono ricoperte (qui sul Monte Roma a fine maggio 2017).
E’ bella da vedere, amata dalle api, può decorare le bordure del giardino aromatico…. marrubium incanum l.

Aglio o non aglio? Alliaria!

Dopo i mesi invernali sentiamo il bisogno di eliminare liquidi, ritrovare tono ed elasticità, ci viene voglia di verde e di fresco, di pietanze che ci dissetino e al tempo stesso risveglini i nostri sensi.
Una delle erbe da usare in primavera è l’alliaria (Alliaria petiolata (Bieb.) Cavara&Grande) della famiglia delle Brassicaceae.
Spunta a fine marzo e in aprile lungo stradine di campagna e sotto le siepi. Ama i terreni ricchi di nitrati, non troppo pesanti. Il suo portamento è grazioso: le foglie sono cuoriformi, dal bordo crenato, il fusto è ben dritto e i fiori a quattro petali profumano delicatamente.
Le foglie, ricche di clorofilla e sostanze aromatiche, emanano un forte odore di aglio, ma sono più digeribili, l’aroma è meno persisente e più fragrante. Anche i bambini la apprezzano, aggiungerla a piccole dosi ai loro pasti è salutare!
Per condire le pietanze cotte o crude o per un gustoso pesto di erbette primaverili si raccolgono le foglie di alliaria alla mattina presto, meglio se in costellazioni di “Acqua” sul calendario biodinamico. Si usano fresche, tritate o spezzettate su verdure cotte, insalate, pesce, carne, frittate di uova e torte salate.
Anche i fiori sono commestibili, belli per ornare i piatti, la ricotta fresca, la salsa allo yoghurt. In Germania si usano perfino le radici, proprio come il rafano, suo “parente”.
Come pianta medicinale, l’alliaria contiene glucosinolati, enzimi, saponina, oli essenziali e vitamina C ed è considerata depurativa e digestiva. E’ una delle piante più adatte in primavera, da usare nella “cura primaverile” per drenare gli organi emuntori, far risplendere pelle e capelli e alleggerire il corpo. Si usa solo fresca, mai essiccata – è il perfetto esempio di quanto possano aiutare le umili erbe primaverili, cibo e farmaco al tempo stesso.
Nell’erboristeria tradizionale è nota sin dal medioevo per combattere le carenze alimentari (scorbuto), aiutare l’appetito, depurare il sangue e lenire i dolori reumatici.
Le foglie contuse sono vulnerarie: come rimedio di “pronto soccorso” si applicano su piccole ferite da taglio o escoriazioni.

photo: Kevin C. Nixon, http://www.diversityoflife.org

PRIMAVERA – PRIMULA VERIS

Verso i primi di marzo nei boschi di latifoglie dell’Appennino e delle Prealpi perdurano i colori scuri dell’inverno, i toni rigorosi del grigio e del marrone bruciato. Alberi e Arbusti sono spogli, l’aria è impregnata dall’odore della terra umida e delle foglie che si decompongono. La rinascita del regno vegetale non è ancora palese ma avventurandoci nel sottobosco il suolo si illumina di centinaia di punti di luce sulfurea: le PRIMULE spuntano dalla terra ancora addormentata con la freschezza e l’energia delle forze dell’Ariete.

Le foglie oblunghe hanno una nervatura centrale chiara, sono ricche d’acqua e croccanti al gusto (sono ottime nelle insalate miste primaverili, stacchiamole con cautela per non danneggiare la rosetta!). L’infiorescenza della PRIMULA VULGARIS è saldamente attaccata al suolo e alla rosetta fogliare quasi sbocciasse dalla radice. Lo stelo della PRIMULA VERIS (o officinalis) si stacca invece dalla rosetta innalzandosi e raggiungendo dai 10 ai 20 cm. E’ la varietà che predilige prati umidi e pascoli ma è ormai rara e in alcune regioni è specie protetta. I fiori a campana di un bel giallo acceso sono riuniti a gruppi. Colpisce il gesto dell’infiorescenza: una parte di fiori guarda in alto verso il sole primaverile, l’altra si china verso il basso, la terra scura e ricca di sali minerali.
Sia questo gesto, sia l’arrangiamento delle foglie a lemniscata esprimono le forze della stagione di mezzo, della primavera. Scandiscono il ritmo che accompagna il vivente nel passaggio dal sonno invernale alla produttività estiva.

Le primule agiscono sugli organi del sistema ritmico: cuore e polmoni. Primula veris contiene acido salicilico nella radice, una sostanza che troviamo nelle piante come il salice, la filipendula e la betulla che crescono in ambienti umidi e freschi e nella parte superiore, nelle infiorescenze e nelle fronde esprimono la volontà di accogliere le forze di luce ed aria (W. Pelikan).
Le saponine, un altro principio attivo delle primule, sono sostanze “mercuriali” che portano l’ossigeno nell’elemento liquido, favoriscono i processi metabolici e hanno una forte azione espettorante.
Come ulteriori sostanze portatrici di luce e vivificanti sono presenti il carotene che dà ai fiori quel giallo intenso, la vitamina C, fenoli e flavonoidi.

Nella tradizione popolare si usano i fiori per tisane calmanti, contro l’emicrania e le vertigini. Si prepara un vino medicato come tonico primaverile e le radici vengono estratte per curare la tosse e il catarro.

Bagno di vapore primaverile per il viso:


Aggiungere due manciate di fiori freschi di primula e un cucchiaino di bicarbonato a un litro di acqua bollente, tenere il viso sopra il vapore per circa cinque minuti, poi risciacquare con dell’acqua fresca e applicare una crema leggera.

Il colore del SOLE – OLIVELLO SPINOSO

I frutti dell’olivello spinoso, Hippophae rhamnoides (Elaeagnaceae), sono un potente rimedio dell’erboristeria tradizionale e moderna. L’arbusto cresce spontaneo lungo i greti dei fiumi e in terreni sabbiosi delle aree submontane. Viene coltivato in orti e giardini, in Toscana esiste una coltivazione biodinamica ormai storica.

L’olivello spinoso proviene dell’Asia settentrionale, resiste ai venti del nord e alle gelate; ha fiori maschili e femminili e foglie argentate lanceolate. L’arbusto viene piantato volentieri nelle siepi miste, e per fruttificare occorrono, per l’appunto, piante femminili e maschili. Come pianta, è particolarmente sensibile all’inquinamento.

Hippophae rhamnoides L. – foto svdmolen/wikipedia

I frutti, le drupe, sono color arancio vivo e contengono molta vitamina C, provitamina A (carotene), acidi organici e flavonoidi. Si raccolgono a settembre (attenzione alle lunghe spine”) e si spremono per la produzione degli estratti.

L’olio di olivello spinoso viene estratto dai frutti (ad alto contenuto vitamaninico) e dai semi (più ricco di acidi linoleici). Viene utilizzato per via esterna in cosmesi, per pelli squamate e secche e cicatrici, e internamente come integratore di vitamine, minerali e acidi grassi polinsaturi e per lenire le mucose infiammate (gastrite).

Per aumentare le difese immunitarie, in convalescenza e in gravidanza consiglio dunque vivamente di assumere quotidianamente dello sciroppo o del succo di olivello spinoso, gradevolmente fruttati e aciduli. Si prendono a cucchiaini più volte al giorno, insieme allo yoghurt o diluiti in acqua e miele o tisana.

Nelle fredde giornate di gennaio, l’energia dell’olivello spinoso combatte la stanchezza e regala il buonumore!

ph.Svdmolen

Quanti carati ha… il carrubo?

Tra le piante arboree che amano il clima caldo e l’aria salina delle coste mediterranee, il carrubo (Ceratonia siliquastra L.) con i suoi frutti accompagna l’uomo da tempi remoti. E’ un albero di media grandezza, sempreverde, dai fiori attaccati direttamente al tronco e ai rami. Appartiene alla famiglia delle Caesalpinaceae ed è diffuso al Sud Italia. Gli esemplari più a nord si trovano in Toscana, sull’Argentario e sul Carso, Trieste.

L’albero di carrube necessita di poca acqua e cresce anche su terreni molto poveri. I frutti, le carrube, sono lunghi legumi appiattiti, color marrone violaceo. Contengono saccarosio, pectine, tannini e carrubina, sono lenitivi per l’apparato digerente e fermano il vomito dei lattanti. La farina di carrube è consigliata ai diabetici, non ha glutine. Esercita un’azione lenitiva sull’intestino, possiamo considerarla un prebiotico poiché favorisce l’equilibrio della flora intestinale.

Con la polpa di carruba, tostata e macinata si ottiene una polvere dal sapore simile al cacao che serve ad aromatizzare dolci e budini o come bevanda istantanea, priva di caffeina e ottima di sapore. Dai semi si estrae la “gomma di carrubo”, un buon addensante naturale (E 410). I semi sono duri, bruni e liscisssimi, belli da vedere e toccare. Hanno un uso storico singolare: gli arabi li usavano per pesare oro e diamanti, poiché hanno un peso costante – la parola “carato” deriva infatti dal nome arabo del carrubo!

-> Trovi un’accurata descrizione botanica con immagini e indicazioni sull’utlilizzo e particolarità della specie su http://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?t=9867

 

 

 

 

Erbe lungo il cammino: ARTEMISIA VOLGARE

Artemisia vulgaris L., pianta perenne molto diffusa ha foglie dentellate, lamine inferiori argentate e piccoli fiori dal profumo aromatico.

E’ la pianta di Artemide, la divinità greca che governava selve e foreste. L’artemisia ha una lunga tradizione come erba magica per la fertilità delle donne e per il parto.

Nel medioevo si bruciavano grossi mazzi per allontanare la peste e gli spiriti maligni.

Nella medicina tradizionale cinese si usa la “moxa”, rotoli di foglie di artemisia che vengono bruciati lungo i meridiani e sui punti energetici. L’infuso di fiori e foglie di artemisia migliora la digestione, in particolare dei grassi. Con le foglie essiccate si condiscono arrosti e grigliate.

Secondo Santa Ildegarda da Bingen il “vino medicato” (enolito) di artemisia riscalda lo stomaco e cura l’intestino. 5 rametti fioriti di artemisia e tre chiodi di garofano vengono messi a macerare in 1 litro di vino rosso per 4 settimane. Si filtra e si riscalda a bagnomaria mescolandovi 3 cucchiai di miele di castagno. Mezzo bicchierino dell’enolito prima dei pasti migliora l’appetito e favorisce l’assorbimento del ferro nell’anemia.

La droga (sommità fiorite) è controindicata per chi soffre di allergia alle Asteraceae (composite) e in gravidanza. Sono edibili, invece, i giovani getti e le foglie tenere, aggiunte alle insalate primaverili, senza controindicazioni se aggiunte con parsimonia. L’artemisia è anche una delle piante medicinali più indicate nella cura dei disturbi alimentari.

In cammino, una manciata di foglie pestate, applicate su una vescica o una piccola ferita, aiutano a sgonfiare e sfiammare, per raggiungere la meta.

Buona continuazione di ottobre!

Mugwort –  Beifuss – Artemisia

 

Finocchietto selvatico mon amour

Il finocchio selvatico (Foeniculum vulgare) cresce nei prati soleggiati dell’Italia centrale e meridionale formando fusti alti fino a due metri e fiori gialli ad ombrella. L’intera pianta emana un odore forte, simile al finocchio dolce dell’orto ma più concentrato, secco. Il finocchio selvatic, della famiglia delle Apiaceae, è una pianta aromatica antica, e nell’area del Mediterraneo si usano fusti, foglie, fiori e semi, a scopo culinario e officinale:

  • Con i fusti essiccati si condiscono le olive, sottaceti, verdure stufate, pesce e carne arrosto e ricette vegetariane
  • le giovani foglie e le infiorescenze conferiscono un aroma speciale alle insalate estive, alla ricotta alle erbe,
  • e i semi servono per preparare il pane dolce e salato, i taralli, gli infusi e gli impacchi medicati.

Per coltivare il finocchio è sufficiente raccogliere i semi in autunno e seminarli in un vaso in primavera, diradando le piantine. Non si deve annaffiare troppo ed è meglio tenerlo in un angolo assolato del terrazzo.

Con il finocchio essiccato si prepara un’ottima tisana contro i meteorismi, le infiammazioni oculari e per aumentare la lattazione.

Fusti e fiori secchi legati a mazzetti tengono lontane le farfalline dagli armadi di cucina.