Come tutte le piante, la specie Vitis ha attraversato molti stadi evolutivi accompagnando fedelmente l’uomo e i suoi modi di vivere nella storia. La vite europea (Vitis vinifera) della famiglia delle Rosaceae giunge nell’area del Mediterraneo sulla via della seta e con i commercianti fenici. La vinificazione, la fermentazione del succo di uva, in antichità non era compito dei contadini ma di persone propriamente incaricate al servizio dei sacerdoti. Il vino serviva al culto: conosciamo le festività del dio Dioniso/Bacco, in cui il vino portava gli uomini a stati di estasi allentando le connessioni dei corpi.
Vitis vinifera è coltivata in tutto il mondo; si innestano le varietà su porta-innesti. In Italia, dal novecento, provengono dalla vite americana su cui si innestano varietà selezioniate, vinifere. Questo tipo di moltiplicazione causa gravi problemi e abbassa la vitalità delle piante di vite: il viticoltore oggi è alle prese con malattie virali e fungine, che stanno mettendo in ginocchio grandi zone di produzione. Anche in questo caso, l’agricoltura biodinamica e i suoi strumenti influiscono positivamente sulla vitalità del terreno e delle piante, migliorando allo stesso tempo le qualità gustative e aromatiche dei prodotti finali: del vino e del succo o dell’uva da tavola, ma anche delle foglie e delle gemme che si usano in erboristeria.
La vite come pianta alimentare, cosmetica e medicinale
Vitis vinifera si risveglia con un segno particolare, le “lacrime dell’uva”. E’ un liquido trasparente, vischioso e dolcissimo che indica che la pianta ha ripreso il periodo vegetativo. Per gli antichi era una sostanza altamente curativa e preziosa, la “Lacryma vitis”. Plinio Secondo (23-79 d.C.) la consiglia come rimedio per le malattie della pelle. Santa Ildegarda (1098 – 1179 d.C.) chiama quest’essenza “l’acqua più preziosa della terra” e la nomina nella cura dei disturbi agli occhi ma anche dell’udito e nel mal di testa.
La vite ha fiori poco appariscenti ma molto profumati che attirano il mondo degli insetti e gli impollinatori, indispensabili per la legatura e la formazione dei frutti, gli acini, in botanica bacche. Il frutto della vite, l’uva, è un potente remineralizzante (potassio e magnesio), contiene zuccheri nobili, flavonoidi (antociani), vitamine A, gruppo B, C. Il succo, oltre ad essere un’ottima bevanda, ha qualità curative nella spossatezza, nell’anemia e come regolatore della pressione sanguigna, inoltre in convalescenza. E’ un blando antiinfiammatorio nelle cistiti. Non è adatto a chi soffre di colite perché soprattutto la buccia degli acini può essere irritante. Il succo applicato esternamente è un disinfettante “pronto per l’uso” in campagna per piccole ferite e abrasioni. Mescolato con la ricotta e la farina d’avena dona lucentezza alla pelle del viso. L’uva essiccata – l’uva passa o sultanina – conserva un’importante parte delle proprietà nutritive ed è perfetta se combinata con noci, nocciole o mandorle.
Dai semi d’uva si spreme l’olio di vinacciolo, che ha un ottimo sapore ed è ricco di polifenoli e acidi grassi polinsaturi. E’ indicato come alimento quotidiano, soprattutto a crudo, come l’olio di oliva, soprattutto se sussistono disturbi alla pelle (eczema, acne).
Dai fiori di vite il Dr. Edward Bach otteneva un preparato per aiutare le persone dispotiche, troppo ambiziose e autoritarie e, in fondo, nevrotiche, e che disprezzano gli altri. Anche la gemmoterapia si avvale delle gemme florali e fogliari, mentre l’erboristeria europea utilizza le foglie per impacchi, per decongestionare gli organi interni. La medicina antroposofica si avvale della vite (foglie) come rimedio per sostenere il fegato. “Hepatodoron”, il rimedio, fu studiato da Rudolf Steiner nel secolo scorso. Combina l’azione della vite con quella della fragola selvatica, entrambe rosacee, piante legate a Mercurio/Giove e a Sole/Luna.
Come anche il frumento, la vite ha una valenza simbolica forte, profonda. Come espressione di salute, fertilità, abbondanza – del “buon vivere” – la vite è riportata su monete, gioielli, dipinti e stemmi di città e casati. Nell’immaginario, la vite è legata al sangue, all’idea di stirpe, di genealogia.
In conclusione, per il periodo che segue l’equinozio d’autunno ti invito a contemplare l’immagine di tre piante che accompagnano l’uomo da sempre: una spiga di grano o di farro, un vitigno e l’albero dell’olivo. Tre piante della cultura mediterranea, legate alla sfera solare, che caratterizzano la cultura dei nostri paesaggi e meritano profondo rispetto.