Appunti di studio sul Corso dell’anno e l’animo umano
“Non dobbiamo sottovalutare l’importanza per l’umanità di ciò che rappresenta dedicare interamente l’attenzione a un periodo festivo dell’anno. Anche se nel nostro tempo la celebrazione delle feste religiose è più che altro abituale, non è sempre stato così, e ci sono stati tempi in cui le persone collegavano la loro coscienza con il corso dell’intero anno, nel senso che all’inizio dell’anno sentivano di trovarsi nel corso del tempo in modo tale da dirsi: c’è un certo grado di freddo o di caldo, ci sono certe condizioni del clima in generale, ci sono certe condizioni nella crescita o nella non crescita di piante o animali. – E le persone assistevano quindi a come la natura subisse gradualmente le sue trasformazioni, le sue metamorfosi. Ma vivevano in modo tale che la loro coscienza fosse connessa con i fenomeni naturali, che orientassero questa coscienza, per così dire, verso una certa stagione festiva, diciamo: all’inizio dell’anno attraverso le varie sensazioni connesse con il passaggio dell’inverno verso il periodo pasquale, o in autunno con il decadere della vitalità verso il periodo natalizio. Poi l’anima si colmava di quei sentimenti che si esprimevano nel modo particolare in cui ci si rapportava a ciò che le feste erano per noi. Così si viveva il corso dell’anno, e questo sperimentare del corso dell’anno era fondamentalmente una spiritualizzazione di ciò che non solo si vedeva e si sentiva intorno a sé, ma anche si sperimentava con tutto il proprio essere”[1].
Nella mia formazione in agricoltura biodinamica, si è fatto ripetutamente riferimento alle feste annuali, alla respirazione dell’organismo terra e al lavoro delle forze soprasensibili eteriche nel corso dell’anno. I ritmi cosmici e terrestri nel corso dell’anno hanno un ruolo importante nell’osservazione della natura e del paesaggio, come viene praticata anche nell’Accademia Europea PETRARCA per la cultura del paesaggio.
Soprattutto nella ricerca, nella raccolta e nella lavorazione delle piante medicinali, il lavoro è in gran parte caratterizzato dai ritmi cosmici e terrestri. Fin dagli iniziai della mia attività come erborista mi sono chiesta come questi ritmi si relazionassero con le persone e il paesaggio. Da un lato, in antroposofia conosciamo le ricerche del filosofo e naturalista Rudolf Steiner come anche quelle moderne, ad esempio del Dr. Hartmut Spieß. Dall’altro lato, possiamo osservare noi stessi i ritmi e le periodicità, ad esempio nel clima, nella crescita delle piante e nell’atmosfera. Dal prof. Jochen Bockemühl ricevetti il saggio consiglio di annotare anno per anno come si sviluppano le stagioni in relazione alle piante, ai luoghi, ai paesaggi – e naturalmente a noi stessi nel nostro agire, sentire e pensare. Iniziai allora con i miei appunti e piccoli schizzi e con le raccolte delle specie di piante medicinali in tempi e climi diversi, e molto altro.
Dal 2011 al 2015, insieme a un piccolo gruppo di colleghi e amici, fondammo un gruppo di lavoro sul tema del corso dell’anno. Sotto la guida del dottor Stefano Pederiva, farmacista e antroposofo, ci incontravamo una volta per stagione dell’anno a Bologna e nelle Marche.
Scegliemmo il ciclo di conferenze di Rudolf Steiner “Il corso dell’anno come respiro della Terra e le quattro grandi festività. L’antroposofia e il sentire dell’anima umana[2]” come base per il nostro lavoro e lo studio. Provenivamo da diverse regioni d’Italia (Friuli, Lombardia, Marche, Toscana), ma anche da diversi ambiti professionali, dall’erboristeria all’agricoltura biodinamica e la cura dei giardini, dall’arteterapia al lavoro biografico e alla farmacia. I risultati del nostro lavoro insieme furono sorprendenti e arricchenti per tutti. Mentre scrivo, sto ancora sfogliando gli appunti ricchi di ispirazione. Attraverso le nostre esperienze pratiche che portavamo, e lo studio durante le diverse stagioni dell’anno, il contenuto delle conferenze di Steiner prese vita: potemmo così interiorizzarlo fino a svilupparlo ulteriormente, ognuno per sé nel proprio ambito.
Lo studio del corso dell’anno continua ad accompagnarmi intensamente fin da allora; ho potuto elaborare interessanti connessioni con elementi e temperamenti. Soprattutto però ho saputo disciplinare ed affinare la mia capacità di entrare in empatia con il corso dell’anno sviluppando degli “organi” per il processo di divenire che avviene nella natura, nell’organismo Terra e in noi stessi. Si formano forze nella nostra interiorità, ad esempio, che si oppongono alla morte in autunno e sono in grado di percepire la trasformazione tra forma interiore ed esteriore.
Queste capacità sono di natura animico-spirituale e non possono essere acquisite attraverso il puro intelletto. L’uomo sviluppa un istinto per il modo in cui la terra si relaziona con il cosmo nel corso dell’anno, acquisisce un senso di come la vita sulla terra “scorre” durante le stagioni e infine matura la consapevolezza come collocarsi nel corso della natura con le sue feste e il loro significato sociale, proprio come le forze della natura collocano l’uomo nei ritmi della sua respirazione e della circolazione del sangue. Ciò che è fondamentale, quindi, è l’animo umano, ed è a questo che Rudolf Steiner dedica le tre conferenze tenute a Vienna nell’autunno del 1923.
“La testa fa dell’uomo un eremita sulla terra” (Rudolf Steiner)
L’organo attraverso il quale l’uomo percepisce il mondo sentendosi collegato ad esso non è l’intelletto. Nell’intelletto, l’uomo si isola dal mondo. “La testa fa dell’uomo un eremita sulla terra”. Gradualmente, l’uomo è diventato “non vedente” nella sua disposizione d’animo, mentre la testa è diventata vedente e si è affinata l’intellettualità. Nel suo animo questo non può avvenire. Perché l’animo non è connesso alla testa, ma all’organismo ritmico, mediano. In passato, l’uomo non percepiva con l’animo i pensieri astratti “proiettandoli verso il cosmo”, ma sperimentava delle immagini, immagini grandiose dentro di sé, come quella della battaglia di Michele contro il drago. E mentre questa battaglia si spostava dall’esteriorità all’interiorità dell’essere umano, Michele veniva percepito come se si ergesse cosmicamente (etericamente) dietro l’essere umano.
Dall’ultimo terzo del XIX secolo, questa immagine di Michele è diventata così forte nelle persone che oggi possono percepire nel loro animo il potere del drago che le trascina verso il basso. Allo stesso tempo, guardano l’angelo splendente che riscalda l’anima. Grazie al libero arbitrio, l’uomo è così in grado di sconfiggere il potere del drago.
“La vita riacquisterà contenuto animico solo quando riusciremo a sviluppare nel nostro animo impulsi provenienti dal cosmo”
Come “cittadino del cosmo”, l’uomo si collega oggi alle feste dell’anno non più attraverso la comprensione dei tempi passati ma in piena coscienza e attraverso una visione vivente, sullo sfondo dell’anima umana e come impulso sociale del presente. Imparerà a collocarsi nell’intero cosmo animato, imparerà a distinguere tra la coscienza naturale come sorge in primavera e in estate, quando l’uomo abbandona sempre più la propria consapevolezza, e la coscienza del sé che “si sente a suo agio durante le stagioni autunnali e invernali”.
“L’uomo è in realtà così intimamente connesso con il mondo che non può camminare nella natura senza che le relazioni intime in cui si trova con il mondo acquistino un significato intenso per lui. Quando il giglio nel campo cresce dal seme e fiorisce, dobbiamo immaginare molto intensamente – senza personificazione – che questo giglio stia aspettando qualcosa. Dice a se stesso: “La gente mi passerà accanto, la gente mi guarderà, e quando un numero sufficiente di occhi umani avranno posato il loro sguardo su di me, allora – così dice l’essenza del giglio – sarò liberato dall’incanto e potrò iniziare il mio viaggio nei mondi spirituali”. – Certo, direte voi: ci sono molti gigli che crescono senza essere mai guardati da occhi umani. – Per loro è diverso. I gigli che non sono guardati da occhi umani trovano il loro disincanto in modo diverso. Perché l’occhio umano che guarda per primo un giglio evoca la determinazione che questo giglio sarà disincantato dagli occhi umani. È una relazione che il giglio instaura con l’uomo nel momento in cui egli getta per primo il suo sguardo sul giglio. Questi spiriti elementari sono ovunque nel nostro ambiente e ci chiamano: non guardate i fiori in modo così astratto e non fatene solo delle immagini astratte, ma abbiate un cuore, una disposizione d’animo verso ciò che abita spiritualmente e animicamente nei fiori. Questo vuole essere liberato dal suo incanto per mezzo di voi. – E l’esistenza umana dovrebbe essere in realtà una continua redenzione degli spiriti elementari incantati nei minerali, nelle piante e negli animali”.
Affreschi romanici, Cripta della Abbazia Benedettina di Monte Maria, Burgusio, Val Venosta BZ
Nello spirito di queste parole, rivolte alle anime dell’umanità cento anni fa come appello alla loro responsabilità verso la natura esteriore, ma anche verso la cura della propria anima, vorrei augurare un buon Natale dall’Appennino invernale a tutti voi.
Karin Mecozzi
Dicembre 2023, San Severino Marche
[1] “Il corso dell’anno come respiro della Terra e le quattro grandi festività. L’antroposofia e il sentire dell’anima umana”. Rudolf Steiner, O.O. 223. Editrice Antroposofica Milano
[2] Traduco la parola “Gemüt“ con “animo” e “disposizione d’animo”. Cfr. https://www.treccani.it/vocabolario/animo/