Fiuminata, Marche, una dorata domenica di ottobre.
Da lontano lo scorgo subito, un grande pioppo bianco in mezzo a campi di medica e tavole abbandonate. E’ vecchio, grande, maestoso e, soprattutto, sano.
Mi avvicino lentamente, passo per passo, e apro la mia osservazione a “grandangolo” – impossibile riprodurre l’esperienza in fotografia, da provare interiormente con il tempo e senza pressione, negli spazi naturali aperti.
Dunque, mi avvicino ancora e trovandomi sotto la chioma, tocco la corteccia: sembra liquida e seguo il flusso dal basso verso l’alto e viceversa. Subito mi vengono in mente i bassorilievi longobardi, frammenti sugli altari, capitelli, scoperti nelle chiese e abbazie dell’Appennino centrale. E’ il movimento dell’acqua che gli antichi osservavano nelle piante, nelle rocce, nel paesaggio, e lo riprendevano nella loro arte come motivo di decorazione. Anche per esprimere l’inarrestabile flusso vitale che l’osservatore, allora come oggi, percepisce difronte a tale bellezza.
Populus alba L.
Arte longobarda, frammento di lastra, 750-800 ca. Museo Civico (Turin).ph. Sailko